Sono scesi in piazza per dire "No" alla riforma dell'Esame di Maturità, quella proposta dal Ministro dell'Istruzione, Marco Bussetti. A farlo sono stati tanti studenti dei licei e degli istituti di Latina, che hanno sfilato tra le strade del centro per manifestare la propria contrarietà ad un esame più complesso, alla rimozione della terza prova e della tesi con seconda prova praticamente "raddoppiata", visto che al Classico si dovrà sostenere sia Latino che Greco (e non più una sola delle due), così come allo Scientifico sia Matematica che Fisica e così via. I ragazzi di Latina, dunque, si sono uniti a tanti altri studenti in almeno altre 50 città italiane.
«Gli studenti di tutta Latina bocciano il governo» dichiara Alessio Spelda, rappresentante del liceo Majorana di Latina e segretario locale del Fronte della Gioventù Comunista. «Il cambiamento annunciato da Salvini e di Maio è un'enorme presa in giro. Sulla scuola la manovra gialloverde prevede 4 miliardi di tagli e la nuova maturità è la stessa voluta dal PD. Dietro agli slogan di governo c'è la realtà concreta fatta di continui crolli nelle scuole e milioni di studenti e personale scolastico in pericolo. La piazza piena di fermento dimostra come gli studenti non stanno accettando le imposizioni che vengono dall'alto. In particolare la numerosa presenza di ragazzi che frequentano il quinto anno è sintomatica del fatto che la nuova maturità non sia stata accettata dai giovani, costretti a stravolgere i loro programmi in poco tempo. È significativa anche la grande presenza di studenti che frequentano scuole più disastrate dal punto di vista edilizio, al centro di svariate proteste nei giorni passati, ciò sottolinea un bisogno urgente di investimenti di messa in sicurezza delle scuole pontine che ormai non sono più un luogo sicuro in cui svolgere le lezioni. Gli studenti hanno inoltre cercato attraverso un atto simbolico di farsi ascoltare: hanno lasciato infatti sotto la provincia grandi cartelloni in cui erano affisse tutte le problematiche che sono costretti a vivere ogni giorno nella loro scuola. Oggi la piazza piena di studenti parla chiaro: questo governo non sta facendo nulla per aiutare i giovani».