Quali sono i principali fattori che frenano il raggiungimento della maturità economica e sociale dei giovani residenti nella provincia di Latina? E come sta incidendo l'attuale divario generazionale sul territorio? Sono queste le domande a cui hanno risposto ieri mattina la Fondazione Bruno Visentini e il Club di Latina, nell'incontro ospitato dal liceo G.B. Grassi, moderato dal codirettore scientifico della Fondazione Bruno Visentini Luciano Monti, dal giovane ricercatore Roberto Cerroni, accompagnati dal presidente del Club di Latina, Paolo Marini. A visionare i risultati dello studio, oltre una vasta platea di studenti, l'assessore alle Politiche Giovanili, Cristina Leggio e il segretario generale della Cisl Roberto Cecere, che hanno preceduto il sindaco Damiano Coletta prima dei saluti finali.
L'evoluzione del divario
Quello di ieri è stato un appuntamento importante per Fondazione Visentini e Club di Latina, realtà che hanno fatto del capoluogo la prima città italiana a decifrare il divario generazionale. Infatti, lo studio presentato ieri rappresenta un ulteriore passo in avanti nello studio che vede come protagonisti i giovani. Infatti, se l'obiettivo della prima fase di ricerca (nel 2014) è stata quella di capire la differenza tra le difficoltà incontrate dalle nuove generazioni - rispetto alle precedenti - nell'imporsi nella società, questo secondo studio ha voluto focalizzare il ruolo delle nuove generazioni nel prossimo futuro. Insomma, si tratta di una ricerca che prende in esame la cosiddetta "Zero Generation", quella nata quando internet era già parte integrante della società.
L'indagine sulla Zero Generation
Entrando nello specifico, lo studio in questione (intitolato "Il Divario Generazionale - La dimensione locale e il focus di Latina") ha avuto l'obiettivo di esaminare la percezione delle nuove generazioni rispetto al territorio, cercando di capire cosa pensano e cosa si aspettano i ragazzi dalla propria città, in un'ottica di cittadinanza attiva e di sostenibilità. Nel dettaglio, l'indagine si è basata sull'elaborazione di una serie di dati raccolti su un campione complesivo di 570 giovani del territorio pontino, tutti di età compresa tra i 14 e i 19 anni, pari all'1,7% della popolazione della medesima fascia di età nella provincia. A questi ragazzi è stato sottoposto un questionario di 20 domande distribuite negli istituti e i licei di Aprilia, Cisterna, Gaeta, Latina, Priverno, Sabaudia e Terracina (tra il 1 febbraio 2018 e il 31 maggio 2018). Ed ecco i principali risultati dell'indagini.
L'ottimismo rispetto al futuro
Per quanto riguarda l'ottimismo della Zero Generation rispetto alle sfide del 2030, emerge che i ragazzi hanno un elevato grado di fiducia nel futuro. L'80% degli intervistati, infatti, ha dichiarato di essere assolutamente soddisfatto (o tendenzialmente ottimista) rispetto alla capacità di perseguire i propri obiettivi di vita lavorativa.
La mobilità lavorativa
Per quanto riguarda la mobilità regionale, il 60% degli intervistati immagina la propria carriera lavorativa in Italia e di questi 7 su 10 è convinto di raggiungere la propria indipendenza economica e sociale nel Lazio. «Naturalmente - si legge nello studio - la capacità attrattiva e polarizzante della città metropolitana di Roma finisce per incidere fortemente nelle scelte future delle nuove generazioni del territorio locale». La presenza di una metropoli - Roma - rappresenta quindi un'opportunità di sviluppo per i centri urbani più piccoli, come la realtà pontina, ma allo stesso tempo è anche causa di una serie di rischi, a partire dal progressivo processo di delocalizzazione delle attività produttive alla dispersione del capitale umano, soprattutto giovanile.
Verso l'imprenditorialità
I giovani sognano di lavorare in proprio, di fare gli imprenditori. Questa è un'altra felice scoperta dell'indagine, in controtendenza ad una situazione economica - quella attuale - che vede il mondo dell'impresa in sofferenza. Infatti, l'indagine rivela come i giovani pontini facciano parte di una generazione capace di comprendere meglio, rispetto alla precedente (i Millenials) le nuove dinamiche dell'economia 4.0 e i nuovi processi della digitalizzazione. Sembrano essere un tutt'uno con la cosiddetta "quarta rivoluzione industriale", che ha invece destabilizzato chi ha vissuto il cambiamento dei comparti produttivi, del consumo e delle telecomunicazioni, passando anche per gli stili di vita.
Le prospettive future dello studio
Ieri, si diceva, è stato fatto un ulteriore passo in avanti, sia per il Club di Latina che per la Fondazione Visentini. Lo studio iniziato cinque anni fa grazie alla sinergia tra Marini e Monti, portata avanti da un piccolo gruppo di ricerca, oggi è diventata un vanto per l'intero territorio, visto che è grazie a queste due realtà che oggi Latina è la prima città Italiana e la seconda in tutto il mondo per lo studio sul divario generazionale. Lo studio si è evoluto, e ieri è stato esposto ai giovani, al Comune, alla Camera di Commercio e alle realtà sindacali. Ma si può fare ancora. «Vorrei che questo incontro di oggi sia solo il primo» ha commentato Marini, auspicando in incontri annuali (almeno) per portare avanti - insieme a tutte le parti sociali interessate - una ricerca il cui scopo è abbattere quei muri che rendono la vita dei giovani sempre più complicata, rispetto a quanto lo era per i loro fratelli e - ancora prima - per i loro genitori e nonni.