Usura ed estorsione, oltre che illecita attività di intermediazione finanziaria. Questi i reati dei quali sono accusati Pietro Morosillo, sua moglie Sestina Iannarelli e Giuseppe Liburdi, che venerdì mattina sono stati arrestati dai carabinieri al termine di un’operazione chiamata “Interessi Zero”. Un sistema criminale praticamente perfetto, quello orchestrato dai tre, due dei quali coinvolti a diverso titolo nell’operazione antidroga “Arco”, che avevano strutturato riuscendo ad organizzare le diverse fasi dei reati legati a prestiti, a finanziamenti e alle conseguenti estorsioni e minacce messe in atto per ottenere quanto secondo loro gli spettava. A far esplodere la situazione la denuncia di un uomo, che aveva ottenuto un prestito di 2.400 euro per acquistare una camera più grande per i figli che erano cresciuti. Un prestito da un “amico”, come qualcuno riteneva e continua a ritenere “Puppo”, nomignolo con il quale si conosce Pietro Morosillo soprattutto a Sezze scalo, ma che alla fine si è rivelato una sorta di cambiale in cambio, con interessi che superavano il 20% mensile e che in breve hanno impedito all’uomo di essere puntuale con i pagamenti, messi nero su bianco da Sestina Iannarelli, moglie di Morosillo, che curava la contabilità della società per delinquere e che spesso chiamava personalmente le vittime per ricordare loro di saldare il dovuto. Quando qualcuno ritardava più del consentito e chiedeva maggiore tempo per racimolare i soldi interveniva, sempre secondo le ricostruzioni degli inquirenti che da settembre 2015 hanno messo sotto controllo i telefoni dei tre, Giuseppe Liburdi, che con le buone o le cattive faceva capire che chi aveva ricevuto prestiti doveva pagare.