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Foro Italico, sul suo campo aperta la camera ardente per Nicola Pietrangeli

Il figlio Marco: "Stupito da tanto affetto". Il messaggio di Sinner? "Non l'ho guardato..."

Foro Italico, sul suo campo aperta la camera ardente per Nicola Pietrangeli

La camera ardente di Nicola Pietrangeli sul suo campo al Foro Italico

Mercoledì mattina, 3 novembre, sul suo campo, al Foro Italico, si è aperta alle ore 9 (i funerali, alle 15 in forma privata, a Ponte Milvio, ndr) la camera ardente per Nicola Pietrangeli, sconmparso lunedì 1 dicembre all'età di 92 anni.  "Era proprio come voleva lui", ha detto Filippo Pietrangeli in lacrime alla camera ardente del padre, nel campo dello stadio del Foro Italico che porta il suo nome. "Devo ringraziare molto la Federazione e i colleghi di Sport e
Salute", ha aggiunto, "hanno messo in piedi quello che voleva lui. Io sono evidentemente emozionato. Non mi aspettavo in tutta
Italia questa esplosione d'affetto". Sul campo risuona la musica scelta dallo stesso Pietrangeli, su cui il figlio svela un aneddoto: "Qualche anno fa ci fu un concerto di Aznavour al Centrale e io lo portai, perché lui non l'aveva mai conosciuto ed era un fan. Lo portai al suo concerto e Aznavour gli firmò i dischi". 
"Non so se sia arrivato un messaggio di Jannik... non ho guardato": Marco Pietrangeli ha risposto così ai cronisti che alla camera ardente per il papà Nicola gli chiedevano se gli fossero arrivate le condoglianze di Sinner. L'entourage del campione altoatesino aveva riferito di un messaggio in privato mandato alla famiglia.
"Si sono piacevolmente stupito dall'affetto di tutta l'Italia... scusatemi, ma è dura": lo ha
detto con la voce rotta e le lacrime agli occhi Marco Pietrangeli ricordando il padre Nicola, icona senza tempo del
tennis italiano, alla camera ardente allestita sul campo che porta il suo nome al Foro Italico. Lo ha fatto mentre
risuonavano le note di 'Hier Encore' Charles Aznavour, la musica che lo stesso Pietrangeli aveva chiesto per il suo ultimo
saluto: "Questa e' la sua musica, richiesta appositamente. Spero che mettano quando esce 'My Way'".
Nel ricordarlo, Marco ha tracciato il ritratto privato di un uomo "scanzonato, ironico, dissacrante, come dite voi... ma era lui", capace di confrontarsi con chiunque: "Raccontavo ieri dei messicani che suonavano nei ristoranti: lui bloccava il tavolo,
faceva ascoltare come suonavano, era attento alla mancia e rispettava il lavoro di tutti. Dal principe Alberto di Monaco al
messicano che suona, lui rispettava tutti e aveva un grande senso di giustizia".
E poi la Coppa Davis, la sua ossessione sportiva: "Se non fosse stato cosi' attaccato alla Coppa Davis magari avrebbe pure guadagnato qualche cosina in piu'... pero' lui era malato di questa cosa. Per lui la maglia azzurra era tutto. Indossarla era
importantissimo". "Ogni tanto sparava qualche frecciatina a destra e a manca, ma era un signore di 92 anni, amato nel suo sport, che vedeva il tennis di oggi come una cosa di mostri e di marziani - ha sottolineato - 'mostri' nel senso buono, giocatori fortissimi fisicamente". 
Poi si è tornati sul messaggio di Sinner:  "Del messaggio e' stato scritto, preferisco non commentare su questo. Ognuno agisce come crede": Filippo Pietrangeli ha liquidato cosi' la polemica nata attorno alle condoglianze di Jannik Sinner per la morte del padre, parlando con i cronisti alla camera ardente al Foro Italico. Dopo che era stata notata l'assenza di messaggi pubblici da parte del campione altoatesino, il suo entourage ha fatto sapere che ha inviato un messaggio privato alla famiglia. Nessuno dei due figli del primo vincitore italiano di uno Slam ha pero' voluto spendere parole su questo: "Non so se sia arrivato un messaggio di Jannik... non ho guardato", si e' limitato a dire il fratello, Marco Pietrangeli. Nicola Pietrangeli aveva piu' volte punzecchiato Sinner per le sue rinunce alla Coppa Davis e sul confronto tra i grandi del tennis italiano. 
"Questo stadio si doveva intitolare a lui, l'ho fatto volentieri". Lo ha detto Gianni Petrucci, presidente Fip, presente alla camera ardente di Pietrangeli e che da n.1 del Coni fece intitolare il campo del Foro Italico all'ex campione di tennis. Per Alessandro Onorato, Assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma, Pietrangeli "era un'icona di stile" e "anche le sue critiche dimostrano l'intelligenza della persona che resterà eterna". Uno dei figli di Pietrangeli, Filippo, invece, lo definisce "il nonno del
tennis di oggi", mentre non entra nel merito delle condoglianze di Sinner effettuate in forma privata perché "ognuno fa quello
che sente". Tantissime poi le corone mandate, da quella della federazione tennis e padel a quella di Sport e Salute, fino allo
stendardo della Lazio calcio. Davanti al feretro anche due racchette una di quando vinceva e l'altra con cui ha partecipato
a Tennis&Friends.

"Va via la storia, e le storie come la sua non muoiono mai. Lui e' piu' di un pezzo di storia. Ci ha lasciato un messaggio del quale tutti dovremmo renderci conto": con queste parole Luciano Buonfiglio, presidente del Coni, rende
omaggio a Nicola Pietrangeli davanti alla camera ardente allestita nel campo che porta il suo nome al Foro Italico. Buonfiglio prosegue il suo ricordo con un affetto palpabile: "Ho avuto il privilegio di conoscerlo davvero, di parlare tante volte con lui. Ogni conversazione era un misto di esperienza e ironia. Sapeva metterti a tuo agio, non si e' mai vantato di
nulla. Era sempre disponibile, sempre cordiale". Il presidente del Coni rievoca anche un momento che lo aveva colpito: "Una delle prime volte che ci siamo incontrati mi ha visto entrare e si e' alzato in piedi. Gli dissi: 'Nicola, mi alzero' sempre io. Ci mancherebbe altro, per quello che hai fatto e per quello che ci hai insegnato'".
Davanti alla Davis esposta sul campo, Buonfiglio riflette sul peso della maglia azzurra, tanto caro a Pietrangeli: "Io me lo ricordo ancora la prima volta che l'ho indossata, sono passati cinquant'anni. La prima volta ti senti quasi un padre eterno, ti
sembra di diventare immortale. E' un traguardo che raggiungi con talento, passione e anche un po' di fortuna".
E il messaggio finale e' un invito alla memoria attiva: "Per rimanere nella storia non basta vincere: devi essere un esempio
dentro e fuori dal campo. I campioni come Nicola ci hanno lasciato un'eredita'. Se ognuno di noi riuscisse a fare una
buona azione al giorno, sarebbero 365 buone azioni l'anno. Sarebbe il modo migliore per ricordare chi ha dato tanto allo
sport e al Paese. 
"Amava il tennis femminile. Nei giorni in cui Jannik vinse il Next Gen, si parlava con Nicola e Lea Pericoli e lui diceva sempre che le donne dovevano fare le palle corte. Di consigli divertenti ne abbiamo sentiti tanti, lo ricordiamo con tanto amore". Queste le parole della capitana della Nazionale di Billie Jean King Cup, Tathiana Garbin, presente alla camera ardente di Nicola Pietrangeli. "Nicola è una persona straordinaria che ci ha lasciato un ricordo importante, non solo per la leggenda che era ma perché era una persona che sapeva portare sorriso anche nei momenti più difficili - ha aggiunto -. Come Lea Pericoli, Nicola ha portato tanta eleganza sportività. Oggi abbiamo degli idoli, dei ragazzi straordinari che portano degli esempi che fanno bene allo sport in generale". 

"Nicola ci ha insegnato ad amare la Davis, il valore di indossare la maglia azzurra, un po' tutto è partito da lui e così lo vogliamo ricordare". Così il capitano azzurro di Coppa Davis, Filippo Volandri, alla camera ardente di Nicola Pietrangeli al Foro Italico. "Lo abbiamo sempre visto attaccato a questa coppa, mi piace pensare che abbia voluto aspettarci in questa terza vittoria, fa parte di lui -aggiunge Volandri-. E' stato un'icona, con un tennis elegante, come era lui, lo ricordiamo così". 

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