In campagna i comunicati stampa spuntano su tutto, anche sulle antenne. E infatti è proprio di questo che si parla. È la candidata a sindaco della lista civica “Sì Cambia” Gina Cetrone a intervenire sulla questione delle antenne e degli impianti elettromagnetici in città. L’intervento scaturisce dalla notizia dell’installazione di un’antenna nella rotatoria vicino al palazzetto dello sport in viale Europa.

“Approfondendo il tema – afferma Cetrone -  ho avuto conoscenza che presto un’altra di queste antenne sarà messa vicino al porto e via di questo passo, forse ne saranno installate altre e altre ancora. Del resto lo prevede il “regolamento” comunale, che impone tra l’altro ai gestori di telefonia mobile di disporre le loro antenne solo ed esclusivamente sui terreni di proprietà dell’ente locale”.

Cetrone critica la natura di un regolamento per nulla intelligente a suo modo di vedere. “E pensare – scrive in una nota - che il saggio amministratore estensore del regolamento e tutti gli ex, immaginavano di racimolare intorno a questa iniziativa la bellezza (si fa per dire) di 250 mila euro l’anno. A ogni gestore intenzionato a disporsi con le rispettive onde elettromagnetiche il Comune di Terracina avrebbe chiesto, regolamento alla mano, la cifra di 30 mila euro l’anno. Ma siccome l’ente comunale oggi è in vena di praticare sconti comitiva, al gestore che tra qualche giorno alzerà la sua torre - faro (camuffata) alta 13 metri nel bel mezzo di una zona cittadina di pregio: vicino ad una scuola e nei pressi di un luogo fortemente sociale, pagherà  soltanto 10 mia euro l’anno”.

Concluse le considerazioni, Cetrone passa alla fase propositiva. “Per questo se eletta sindaco di Terracina, non solo proporrò su basi diverse il regolamento, ma avvierò anche una campagna di censimento di tutte le antenne di telefonia installate sul territorio comunale e se queste dovessero ergersi nelle vicinanze di zone inadeguate e pregiudiziali per il decoro urbano e la salute pubblica, al termine del contratto le farò rimuovere. Perché la salute, la tranquillità sociale del cittadino e il decoro urbano non possono essere svenduti per i forse 250 mila euro di profitto”.