A guardare le tabelle degli accessi dellâintera Regione Lazio, la proporzione è impietosa. Al San Camillo-Forlanini di Roma, alla stessa ora, gli accessi erano 85, solo 25 in più, a Latina 74 e, dato significativo, alla stessa ora, nel vicino San Giovanni di Dio di Fondi (2 infermieri diurni e un terzo la notte per i Poct), appena 17.
La situazione non è migliorata col passare delle ore. Alle 18.50 le persone in attesa erano 32, alle 19.45 si stavano chiamando pazienti registrati la mattina alle 11.45. Un lunedì di fuoco perché tra le lamentele dei pazienti e i salti mortali degli operatori, non di rado si infilano tensioni. A un certo punto i medici si sono visti costretti, durante il trasferimento di un paziente in rianimazione a Formia, a chiamare i carabinieri per la continua interruzione di lavoro, anche con aggressioni verbali.
E dâaltra parte, in questi giorni lâattesa dei pazienti può toccare addirittura le 5 o 6 ore, un tempo insostenibile. Una vergogna. Estremo, ma non isolato, il caso di un paziente preso in carico nel pomeriggio del 16 agosto e ricoverato solo il giorno 17 alle 15. Quasi 24 ore appoggiato al pronto soccorso, affidato alle cure dei famigliari.
Le lunghe attese, affiancate alla cronica mancanza di barelle, ha come al solito tenuto in ostaggio le ambulanze, impossibilitate a ripartire proprio perché con lâattrezzatura andata in âprestitoâ. E le barelle (rotte, sfiancate, pesanti) sono solo uno dei problemi. Câè un lavandino che è stato riparato tre volte, lâascensore ancora rotto, le carrozzine sgarrupate, i distributori dâacqua che - è accaduto giorni fa - sono stati sostituiti dalle bottigliette della Protezione civile. E la sala dâaspetto, sempre affollata, senza aria condizionata.
Si rischia, insomma, di sentirsi ancora più male al pronto soccorso. Gli operatori fanno il possibile, basta osservarli al lavoro. Quello che ci si chiede, invece, è cosa facciano gli altri protagonisti di questa sanità malmessa. Perché non basta che il Dg Caporossi e il direttore sanitario Cordoni incontrano e rassicurano il comitato a difesa dellâospedale. Quello che dovrebbero fare è sbarcare in questâisola del soccorso lasciata a se stessa e toccare con mano il disagio. Spiegare perché il pronto soccorso di Fondi è sottoutilizzato in questo periodo nonostante abbia infermieri e medici. E perché le promesse fatte e rifatte tardano a trovare riscontro.
Ma câè anche un altro protagonista che, di solito, in casi come questi, deve far sentire la propria voce. Lâorganizzazione sindacale. La coperta è talmente corta che si lavora senza guardare lâorologio, spesso passando da Terracina a Sabaudia (dove pare manchino del tutto gli infermieri) senza colpo ferire. Senza guardare ai pazienti. Se un anziano è costretto ad attendere 5 o 6 ore in un pronto soccorso, câè qualcosa che non va. Ed è talmente eclatante che la Regione, i dirigenti, i vertici della sanità non possono restare a guardare.