Inghippo burocratico tra il Comune di Terracina ed Equitalia, l’agenzia di riscossione in via di smantellamento che è in fila, insieme alle centinaia di creditori, per ottenere il pagamento di un credito maturato prima della dichiarazione di dissesto. Quasi 100 mila euro l’importo, per debiti maturati tra il 2008 e il 2010 e rappresentati, secondo la società, da una serie di fatture di importo variabile che vanno da poche centinaia di euro fino a 44 mila euro. Niente di strano, si dirà: vuoi che il Comune non abbia debiti con il gigante della riscossione temuto da mezza Italia? E invece no. Perché delle dieci fatture presentate da Equitalia come titolo creditizio, ben otto al Comune non risultano. O meglio, l’ente non riesce a ricostruire la natura della prestazione, ovvero perché si è creato quel credito. L’organo straordinario di liquidazione, che deve decidere dell’ammissione o meno del credito alla massa passiva, ne ha preso atto dopo un confronto con il dirigente del dipartimento finanziario, che ha effettivamente riscontrato la assenza di «documentazione probatoria a riguardo delle attività indicate nelle fatture». Insomma, agli atti del Comune non ci sono le prove di quelle prestazioni e dunque il Comune non può pagare.

Circa 86 mila euro la somma esclusa dal passivo perché non si sa a cosa corrisponda. E nemmeno si tratta per questa volta di un problema legato alle pratiche mancanti agli uffici comunali. Anzi, il dirigente Ada Nasti ha informato a chiare lettere l’Organo straordinario di liquidazione che «la stessa documentazione è stata richiesta alla società Equitalia sud Spa con nota trasmessa tramite e-mail» sia il 2 marzo del 2016 «e sollecitata brevi vie» e «con successiva e-mail» il 12 aprile scorso. Risultato, «ad oggi non si ha certezza se le prestazioni sono state rese e in quale misura». I commissari non hanno potuto fare altro che notificare l’esclusione dalla massa passiva di 86 mila euro e rotti. Restano comprovati solo 9 mila euro, su cui l’Osl si riserverà di decidere.