Si prova a mettere ordine nella babele delle case popolari occupate. Alloggi Erp di proprietà del Comune ma anche case Ater in molti casi occupate per necessità, in altri no, comunque illegittimamente.

I vigili urbani da giorni stanno eseguendo controlli. Sono definiti di routine, chiesti dall’Ufficio casa e dall’Ater, ma si tratta di operazioni delicate, in cui è difficile distriscarsi tra cittadini in vera difficoltà e profittatori. Ater e Comune hanno chiesto alla polizia locale di verificare alcune segnalazioni mai accertate di occupazioni abusive che si trascinano da tempo e impediscono di proseguire con le assegnazioni da graduatoria.

Ad applicare la legge alla lettera (la regionale 12/99), chi occupa una casa popolare abusivamente viene sanzionato con multe da 45 mila a 65 mila euro, ma ci sono degli sconti. Per ora stanno scattando verbali da 21 mila euro, che sono comunque una stangata. Più fortunati sono coloro che sono rientrati nella sanatoria del dicembre del 2006. Cosa prevede? Che se si è occupata una casa entro il novembre del 2006 e ci si è autodenunciati, invece di pagare 21 mila euro di verbale si pagano 15 mila euro, e per via delle riduzioni si arriva a 5 mila euro. Poi, se l’iter va a buon fine, l’occupante potrà regolarizzare la sua posizione e addirittura riscattare l’appartamento. Per ora i vigili hanno circa 50 segnalazioni, 15 delle quali sanabili. Gli altri dovranno lasciare l’alloggio, almeno in teoria. Perché le procedure sono lunghe e complesse.

D’altra parte, in una città in cui il fenomeno degli alloggi popolari occupati abusivamente è diffuso, con case assegnate allegramente, tramandate per generazioni, con contratti scaduti, smarriti o inesistenti, quando arrivano i controlli non si va per il sottile. La questione abitativa tocca la carne viva della popolazione. E il consenso politico. E i controlli di questi giorni sono solo la punta dell’iceberg. C’è chi la casa popolare se l’affitta, chi vive all’estero e la tiene chiusa, chi ancora paga (quando paga) canoni rimasti fermi ai tempi della lira: cinque, dieci, cinquanta euro al mese. Un lusso anche per le famiglie più disagiate. Mentre ce ne sono altre che per avere un tetto sulla testa pagano l’affitto a prezzi di mercato. Un’ingiustizia di lunga data, sulla quale ogni tanto arrivano i controlli a ridurre la forbice delle disuguaglianze. Ma è sempre troppo poco.