Da immobile residenziale a casa della cultura popolare terracinese intitolata al poeta “Gigi Nofi”; da sede di associazioni alla scuola nautica, con intermezzi in cui la sala al piano terra è stata usata in appoggio agli operai edili di un cantiere vicino. 

Non si può certo definire chiara la politica di valorizzazione dei beni storici della giunta Procaccini. La recente decisione di valutare la proposta dell’Ismef, l’istituto per la formazione delle professionalità nautiche, di avere in concessione gratuita la Torre degli Acso (e palazzo Tescola) in cambio di lavori di manutenzione, dice molto al riguardo. Solo tre anni fa l’edificio è stato battezzato "Casa della cultura popolare terracinese", elevando a realtà il progetto del compianto professor Emilio Selvaggi, di fare di quell'edificio il luogo di custodia delle antiche tradizioni attraverso il lavoro delle giovani generazioni. Solo la targa che campeggia all’esterno è costata oltre mille euro. E ora?

La giunta rischia di creare malumori come nel 2013, quando con procedura analoga si tentò di assegnare palazzo Braschi a una fantomatica società, la “Icaro srl”, progetto poi naufragato tra proteste e polemiche. Gli uffici starebbero per preparare un bando pubblico per destinare Torre degli Acso, insieme con palazzo Tescola, a sede di un istituto di formazione nautica, ma l’idea arriva dal privato. L’Ismef, nata nel 2005 con sede a palazzo Grazioli (quartier generale di Forza Italia) proviene da Minturno, dove è stata per 10 anni e dove dopo parecchi guai col Comune, la Onlus ha mollato la presa. E a novembre è iniziata una corrispondenza in cui arriva la proposta di entrare a Torre degli Acso con i suoi corsi.

Ma, avventure societarie a parte (sulle quali saranno gli uffici a fare tutte le verifiche del caso), insistono sull’affidamento altre perplessità. Una riguarda i finanziamenti ricevuti a suo tempo per restaurare i palazzi storici (Torre degli Acso e Castello Frangipane). Erano inseriti un un piano generale di rilancio del turismo culturale. Il programma quadro prevedeva il recupero del tessuto edilizio storico, con un accordo tra Ministero, Regione e Comune. La nuova destinazione a sede di formazione, è la domanda, sarà compatibile con quella destinazione originaria o si dovrà fare un cambio di destinazione d’uso? L’accordo tra Ministero, Regione e Comune in attuazione del piano particolareggiato esecutivo, prevedeva diversi milioni di euro per conferire una destinazione culturale agli edifici, a beneficio della collettività. Turismo culturale, insomma, in grado di far lavorare i B&B, i ristoranti, i bar, le guide, il museo.

Non a caso Torre degli Acso, a guardarla senza il cantiere che da 10 anni tiene in ostaggio persone e monumenti per sole sei case popolari che non ne vogliono sapere di essere ultimate, fa parte di un complesso monumentale direttamente collegato al foro emiliano e al Capitolium. Essere una tessera di un unico mosaico monumentale, questo il motivo per cui dopo secoli l’edificio, originariamente a destinazione residenziale, è diventato un monumento a destinazione turistico-culturale. Requisito indispensabile quest’ultimo - viene da immaginare - anche per intercettare finanziamenti e fare in modo di mettere a reddito i beni storici. Ma cosa accadrà se il bene storico resta nelle mani di una società, una Onlus, che fa formazione a pagamento? Si potranno chiedere ugualmente i finanziamenti pubblici? E può un Comune che ha ricevuto fondi pubblici per restaurare un immobile a scopo turistico-culturale, destinarlo a sede formativa in cambio di una non meglio precisata «manutenzione ordinaria e straordinaria»?