Non câè niente di peggio del silenzio quando câè unâemergenza. E di silenzio, nellâarea di Punta Leano ce nâè quanto ne vuoi. àrimasto tutto come quel giorno del 14 agosto, quando qualche grosso pezzo di roccia ha deciso di staccarsi dalla cima e schiantarsi sulla strada e sul tetto del serbatoio gestito da Acqualatina. Dopo tre mesi, siamo tornati sul posto per capire se, tra Acqualatina, Regione, Comune, qualcuno avesse deciso di prendere in carico almeno parte del problema, se non altro impedendo lâaccesso allâarea a rischio. Niente. Superato il passaggio a livello che conduce allâimpianto, quasi non è cambiato nulla.
A sinistra si vede la vallata, la ferrovia, cumuli di sassi accatastati sui terrazzamenti. Ovunque ci sono i danni dei massi: reti divelte, protezioni buttate giù, ma quello che più impressiona sono proprio i massi, disseminati un poâ ovunque, liberi di rotolare perché il costone di protezioni non ne ha. Il cancello del serbatoio è chiuso. Come prima. Ma al lato le reti sono come accartocciate, si entra facile, e si intravedono ancora i grossi sassi parcheggiati nel piazzale. A Terracina, insomma, la questione geologica è inesistente. Il geologo non è tra le figure interne del personale del Comune, e lâultimo intervento che ne ha visto uno è stato la messa in sicurezza, in somma urgenza, del costone del Monte Cucca: 400 mila euro pagati dalla Regione che però hanno soltanto svelato la verità : quellâarea che ha determinato la chiusura della ferrovia è solo parte del problema.
Tutta la collina è a rischio, per circa un chilometro. La cosa, comunque, interessa poco. Interessano poco le 5.530 frane censite nel Lazio (dati 2013), e a quanto pare sono lontani i tempi in cui si stanziavano milioni di euro per il pericolo crolli di Pisco Montano e via delle Cave (4 milioni di euro), o di piazza Palatina (1,8 milioni di euro). Oggi si naviga a vista. Sarà  da capire se con lâarrivo del piano operativo regionale del Fondo europeo di sviluppo regionale 2014-2020 (90 milioni di euro disponibili contro il rischio idrogeologico) sarà possibile accedere ai finanziamenti e mettere in sicurezza lâarea. A dire il vero un progetto câè già , vale 10 milioni di euro e lo ha elaborato Rete ferroviaria italiana. Solo che dalla Regione tutto tace. Con buona pace del rischio idrogeologico, che certo da solo non sparirà .