Ha ragione la Soprintendenza ai Beni Culturali: villa Zioni-Blasi è un complesso immobiliare particolarmente importante, tanto da essere vincolato.

È questo, in estrema sintesi, il contenuto di una sentenza del Tar del Lazio che ha rigettato il ricorso presentato da quattro componenti della medesima famiglia contro il ministero dei Beni e delle Attività culturali e nei confronti di un altro familiare.
In particolare, i quattro ricorrenti chiedevano al Tar di annullare il decreto del 2013 con cui il ministero riteneva la villa ottocentesca e l’annesso parco di particolare interesse, ma anche del silenzio serbato dal ministero stesso su un loro ricorso gerarchico.

Nello specifico, i quattro ricorrenti evidenziano come - a loro detta - la villa avrebbe subito - soprattutto negli anni ‘50 e ‘60 del Novecento - delle trasformazioni importanti, tanto da farle perdere il carattere originario; in più, sostengono che la Soprintendenza abbia apposto il vincolo solo con delle foto e con una sommaria istruttoria, senza approfondire i cambiamenti apportati in quel periodo storico e, altresì, negli anni ‘80 del secolo scorso. Anche per quanto riguarda il parco, gli stessi evidenziano uno stato di abbandono e la prevalenza di ulivi.

Dal canto suo, il parente che figura come controricorrente ha precisato che la Soprintendenza, nell’ottobre 2013, effettuò un sopralluogo alla presenza di tutti gli interessati e ha sottolineato che la villa, nonostante le alterazioni, ha conservato l’impostazione classicistica conferita dal progettista negli anni a cavallo fra il 1850 e il 1860, soprattutto per quanto riguarda il portico terrazzato e una serie di finestre. In più, anche il parco - seppure in parte compromesso - serberebbe delle essenze di un certo pregio.

Alla luce della documentazione acquisita in sede di udienza di merito, il Collegio giudicante ha ritenuto il ricorso infondato. Secondo i giudici, infatti, quello che importa non è il pregio artistico del bene in sé - viste le modifiche apportate all’edificio - “ma l’importanza culturale dell’immobile”. Dalla relazione della Soprintendenza, infatti, emerge come la villa sia un esempio di architettura dell’800 e, insieme al parco, rappresenti una residenza tipica del territorio dei Castelli Romani del tardo ottocento. “L’amministrazione - conclude la sentenza - ha svolto una accurata istruttoria, descrivendo nella relazione storico-artistica le ragioni tecnico-scientifiche che deponevano per l’imposizione del vincolo sul compendio immobiliare: non si appalesa la sussistenza delle criticità sostanziali e giuridiche dedotte dai ricorrenti”.