Non tutti sanno che l'epopea del tennis femminile, che ha portato alla conquista di quattro Fed Cup, alla vittoria negli Slam di Francesca Schiavone (Roland Garros 2010) e Flavia Pennetta (storica finale tutta italiana contro l'altra pugliese, Roberta Vinci, nel 2015 all'Open degli Stati Uniti) e ad avere per un lungo periodo sette giocatrici tra le prime cento del mondo (Francesca Schiavone, Flavia Pennetta, Roberta Vinci, Sara Errani, Mara Santangelo, Karin Knapp e Camila Giorgi), ha radici molto profonde nel nostro territorio. La storia, che nessuno può cancellare, ci porta quasi alla fine degli anni settanta, quando il compianto Enrico Risaliti diede vita e forma a quello che sarebbe stato di lì a poco il cuore della rinascita di un movimento, il "tennis in gonnella": il Tennis Club Nascosa di Latina. Un'oasi, tutt'ora, di verde e tranquillità dove, a partire dal 1977 (primo anno con i ragazzi di Mario Belardinelli, traslocati momentaneamente dalla vicina Formia, tra i quali Claudio Panatta, Luca Bottazzi ed Omar Urbinati), il futuro del tennis azzurro pose le basi. L'allora presidente della Federazione, il fiorentino Paolo Galgani, era assai titubante, ma la costanza e l'amore verso questo sport di un grande consigliere del passato, il pugliese Francesco Costantino, portò la Federazione, dal 1978 a scegliere definitivamente Latina ed il Tennis Club Nascosa come sede del Centro Tecnico femminile. L'incarico di far crescere "bambine in erba" fu dato a Massimo Di Domenico detto "Mimì", che si era avvicinato al tennis da bambino quasi per caso, a 14 anni, quando si recò ad effettuare alcuni lavori idraulici al Circolo Tennis Belle Arti di Roma. Di Domenico, ex giocatore di Coppa Davis e numero 6 d'Italia, si era appena ritirato dall'attività agonistica ed ebbe in dote questa nidiata di ragazzine, tra le quali, inizialmente, Raffaella Reggi (è stata numero 13 del Mondo, ma ai tempi di Latina vinse l'Orange Bowl e la Continental Cup, veri e propri campionati del mondo a livello giovanile, unitamente a Sandra Cecchini e Nicoletta Virgintino) e Sandra Cecchini (dodici titoli in carriera, numero 15 del Mondo e, ai tempi di Latina, vincitrice in Fed Cup della grande Chris Evert nel match tra Italia e Stati Uniti giocato a Praga con Massimo Di Domenico capitano di quella squadra). Dal 1978 in poi, Latina e il Tennis Club Nascosa, divennero la capitale del tennis femminile. Perchè da lì passarono tutte. Da Raffaella Reggi sino alla Schiavone, attraverso Sandra Cecchini, Laura Golarsa, Laura Garrone (numero 32 del mondo nel 1987, ma soprattutto nel 1985 campionessa del mondo Junior grazie ai successi al Roland Garros e all'Open degli Stati Uniti quando era a Latina), Rita Grande, Silvia Farina e le pontine Mara Santangelo ed Emily Stellato, compagne di banco alle medie. Una nidiata di ragazzine che hanno finito per riscrivere più volte la storia del nostro tennis. Un passaggio di consegne, poi, tra Formia e Latina. Come a dire, la storia della "racchetta azzurra" in settantacinque chilometri e trecento metri. Sì perchè a Formia, al momento della nascita del Centro Tecnico femminile al Tennis Club Nascosa, era ancora in auge con l'epopea di quello maschile, diretto a Formia, nell'attuale Centro di preparazione olimpica "Bruno Zauli", da un uomo come pochi: Mario Belardinelli. Dai "quattro moschettieri", Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli, alle varie Schiavone e Pennetta. Un testimone lungo pochi chilometri, in quella via Flacca che di viaggi tennistici ne ha conosciuti a iosa. E oggi che il tennis femminile deve inevitabilmente rialzarsi per trovare linfa vitale per il futuro, la Federazione ha scelto nuovamente la nostra terra e proprio il "Bruno Zauli" di Formia per cercare un ricambio vero a chi, negli ultimi dieci anni, ha portato il tricolore a sventolare su ogni stadio del mondo. Quarant'anni di storia tennistica, racchiusi nello spazio di pochi chilometri. Da Latina a Formia e viceversa. E non è ancora finita.