Si chiama Leonardo, ha 22 anni. E' il protagonista della storia che abbiamo deciso di raccontarvi, ambientata in Romania, a pochi metri dalla frontiera con l'Ucraina. Una missione umanitaria durata sedici giorni, andata in scena a Sighetu Marmatiei, zona di confine e transito "bollente" con il Paese sotto assedio. Leonardo Zolovkin, papà di origine russa e mamma pontina, è residente a Formia ma vive a Latina e ha deciso di rispondere alla chiamata della solidarietà. In che modo ce lo ha spiegato al telefono. «Non me la sono sentita di restare con le mani in mano - ha raccontato Leonardo - Avevo una grande voglia di aiutare il popolo ucraino, in più anche il desiderio di conoscere quelle che sono le dinamiche delle conseguenza del conflitto bellico, per poter realmente capire la sofferenza che si nasconde dietro ad una tale catastrofe, attraverso gli occhi di chi la vive. Credo che una vita vissuta senza la volontà di conoscere ogni cosa, sia nel bene sia nel male, non valga la pena di essere vissuta».

Partito da Fiumicino il 21 marzo, ha fatto ritorno in Italia il 6 aprile: sedici giorni li ha trascorsi in Romania. Si è messo a disposizione dei bisognosi, come volontario, seguendo le direttive di chi organizzava l'assistenza.

«Lì arrivano i tir carichi di aiuti - ha sottolineato Leonardo - Lì si smistano i pacchi umanitari diretti in Ucraina attraverso quella zona di confine. Ma non solo, in una casa famiglia vengono accolti svariati profughi in fuga dalla guerra, in attesa di un alloggio migliore o di ritornare un giorno nelle proprie città. Da Mariupol - ci ha raccontato ancora Leonardo - proveniva una famiglia di rifugiati che, durante la fuga, è stata presa di mira da alcuni tiratori che hanno colpito l'auto, un proiettile si è conficcato nel bagagliaio, fortunatamente senza provocare conseguenze alle persone. All'interno della vettura c'era anche una donna disabile. E' stato commovente ascoltare le testimonianze lì sul posto. Mi ha colpito molto la vicenda di Nastjia, fuggita da Kiev. Lei ha perso tutto: la scuola, le amiche sparse in tutta Europa, a Kiev ha lasciato padre e fratello maggiore, rimasti in patria. Per lei è stato ovviamente un trauma, come per tutti d'altronde. In questi casi anche una parola può aiutare».

Leonardo ci ha raccontato le proprie sensazioni. «Ascoltare il suono della sirena antiaerea è sicuramente un'esperienza terribile, soprattutto se seguita da alcune esplosioni in lontananza nel pieno della notte, come nel mio caso. Non oso immaginare la sensazione delle persone che devono sentire suoni e rumori nelle zone più calde».

Un'esperienza che ha convinto Leonardo dell'importanza «di creare una rete di volontariato formata da giovani e non solo a Latina, per portare avanti iniziative di questo genere, fuori e dentroil territorio, per sensibilizzare e "agire sul presente per amare il futuro". Abbiamo in mente di impiantare una rete di solidarietà forte anche sul territorio pontino, collaborando con altre realtà associazionistiche operanti nel Lazio, dando realmente valore al termine "associazione" nel suo essere più positivo. Sono sicuro che nel breve periodo i miei progetti prenderanno una forma concreta. Questa esperienza in aiuto al popolo ucraino ha aumentato il mio bagaglio conoscitivo. Nel mondo del volontariato ho fatto il mio ingresso nel 2019 insieme ad altri ragazzi fondando a Roma un'organizzazione chiamata Green Atlas, che ancora oggi opera a pieno regime sul territorio romano e nel viterbese. Ogni luogo ha i suoi lati critici e le sue necessità diverse, per risolvere queste criticità l'operato delle associazioni può essere veramente fondamentale».