Mentre il mondo cerca disperatamente il vaccino per battere il Covid-19, sembra esserci chi lo ha già trovato: si chiama tessera agonistica. A quanto pare basta effettuare una visita medico sportiva, associarsi ad una qualsiasi federazione o ente di promozione sportiva e si diventa un atleta di "interesse nazionale" e, per questo, si è abilitati (naturalmente non è così nella realtà) a giocare o allenarsi in palestre, palloni tensostatici o strutture indoor, anche se formalmente il Dpcm entrato in vigore dal 24 ottobre scorso lo vieta per via dell'elevata possibilità di contagio. Una situazione che si sta verificando in tutta Italia e anche a Latina, dove sempre più strutture hanno trovato in questa "falla" del sistema l'insperata possibilità per restare aperte e continuare a svolgere la propria attività. Il tutto nasce dal modo sicuramente superficiale in cui è stato scritto il Decreto, che vieta lo sport indoor e nelle palestre anche nelle aree "gialle". Si legge, però, che gli allenamenti sono consentiti "agli atleti che stiano preparando un torneo di interesse nazionale". Ed eccolo qui il cavillo a cui aggrapparsi. E se le strutture sportive e le associazioni avrebbero anche ragione di farlo per via di una crisi sempre più nera e una luce in fondo al tunnel a cui aggrapparsi, quel che colpisce è il comportamento di federazioni ed enti di promozione sportiva che hanno invece dato il via al "tesseramento matto", trasformando, di fatto, tutto lo sport amatoriale in pratica di "interesse nazionale". Mentre fuori dagli ospedali, tra cui il Goretti, si fa sempre più lunga la fila delle ambulanze piene di pazienti in attesa di ricovero, chi dovrebbe sorvegliare sullo sport e sull'applicazione di vari protocolli per arginare il contagio, dorme sonni tranquilli. Anzi, ci sono casi in cui viene incentivato, anche se non di certo in modo ufficiale, questo tipo di "escamotage" per consentire ad alcune attività di restare aperte e agli atleti, che fino a ieri erano semplicissimi amatori, di continuare a praticare sport al chiuso, mentre i soldi per le tessere vanno a rimpinguare, in modo davvero insperato, le casse spesso vuote delle diverse Federazioni ed Enti, forti dell'egida del Coni che, da istituzione statale, va, di fatto, contro quel che ha deciso lo Stato stesso.
Il metodo
Ma come funziona? Diciamo che siete due amici che giocano più o meno abitualmente a tennis, ad esempio, senza velleità o tempo di partecipare a tornei, ma solo per divertimento. Il DPCM del 24 ottobre scorso vi vieta di giocare al coperto, disposizione che avete probabilmente accolto con un misto di sorpresa e sconforto visto che faticate a comprendere come trovarsi in due a venti metri di distanza dentro un pallone pressostatico o sotto una struttura tensostatica pur aperta ai lati possa costituire un pericolo di contagio maggiore rispetto ad altre situazioni apparentemente ben più critiche, nondimeno permesse. Come fare, però, a giocare lo stesso o allenarsi in barba a quanto disposto dalle autorità competenti? E' qui che entra in scena la Federazione o l'ente di promozione sportiva, che "suggerisce" il modo per aggirare il problema, consentendo il tesseramento agonistico praticamente a tutti, oltre ad estendere a competizione di "interesse nazionale" anche tante manifestazioni che invece sarebbero di fatto di carattere puramente amatoriale. E se arriva un controllo? Basta dire (dicono i "furbetti") che ci si vuole iscrivere ad uno di questi eventi, anche se, naturalmente, non si ha nessuna intenzione di farlo. Certo è che si sottovalutano i rischi, altissimi, che vanno dalla denuncia, alla multa e chiusura per la struttura, passando per un'ammenda fino a 400 euro per l'atleta trasgressore.
L'esempio è stato fatto per il tennis, ma è valido in provincia di Latina e in Italia anche per danza, pugilato, il tanto diffuso padel e molteplici altri sport che si praticano all'interno di palestre o palloni tensostatici che invece dovrebbero essere vietati alla maggioranza. Insomma, a quanto pare basta un semplice tesseramento per rendere "immuni" al coronavirus, con buona pace di chi è ancora alla ricerca di un vaccino.