Tutti non potranno mai dimenticare le sue gesta, in molti hanno avuto il piacere di vedere Maradona dal vivo, in pochissimi, uno solo qui a Latina, ha avuto l'onore, seppure a soli 16 anni, di condividere un rititro con "el diez" entrando nella leggenda come il più grande calcitore di tutti i tempi. Era il lontano 1989, quando il Napoli del Pibe de Oro sarebbe andato a vincere il suo secondo scudetto sotto la guida di mister Bigon. Un giovane David De Paris, che ora fa l'allenatore (Uefa B) dei ragazzi, dopo aver guidato la prima squadra del Borgo Grappa per molti anni, era presente nel ritiro di Soccavo, dove il Napoli si allenava. Arruolato con gli Allievi dei biancoazzurri (sarebbe rimasto poi fino alla Primavera), era uno dei più promettenti, tanto da essere spesso e volentieri chiamato in prima squadra (sia con Bigon e poi con Ranieri), avendo così la possibilità di respirare la routine di quel Napoli assurto alla leggenda.
«Sono ricordi indelebili, li vivo come fosse successo ieri. Non dimenticherò mai quei giorni in cui Maradona era a pochi centimetri da me».
Di aneddoti da raccontare ce ne sarebbero tantissimi, ma mister "Depa" comincia da uno in particolare «che racconta al meglio l'uomo Maradona», commenta con un pizzico di emozione: «Non dimenticherò mai quando, a pochi giorni dal Natale, Diego è entrato in mensa. Noi eravamo sei o sette ragazzi aggregati alla prima squadra e lui ci ha salutato uno per uno baciandoci sulla fronte e facendoci gli auguri. Cosa che non aveva fatto mai nessun altro giocatore. Questo spiega bene chi era Maradona. Amico degli ultimi, campione unico e umile allo stesso tempo. Non esiste una cosa del genere nella storia del calcio».
Per De Paris anche l'onore di aver condiviso il campo con il Pibe de Oro: «Nella classica partitella di metà settimana è capitato una volta di giocare con lui. Ogni pallone oltre la metà campo doveva essere il suo. Io ho cercato di "rubare" tutto quello che potevo guardando ogni allenamento: vi assicuro che faceva cose fuori dal normale».
Uno spettacolo dentro e fuori dal campo: «Una volt mi sono intrufolato nella sua stanza. Da ragazzino non potevo resistere. Aveva uno stereo grande come una casa e una tv enorme. Arrivava in Ferrari o in Limousine con la radio al massimo del volume. Era eccentrico, ma generoso. Non l'ho visto mai dire di no a nessuno. Era questa la sua grande forza. Sono cose che non possono essere dimenticate. L'unico rimpianto? All'epoca non c'erano telefonini ed era anche difficile per uno giovane come me trovare una macchina fotografica. Di Maradona conserverò quindi solo tantissimi ricordi, ma me li tengo stretti stretti nel cuore e nella mente, ora più che mai».