All'alba italiana del prossimo 6 marzo saranno passati esattamente 8 anni e 216 giorni da quel 2 agosto 2012 quando, sul bacino di Eaton a Londra, Romano Battisti ed Alessio Sartori, il Doppio "Made in Fiamme Gialle" che l'allora Federazione aveva fatto di tutto pur di ostacolarlo verso la qualificazione ai Giochi Olimpici della Regina, si vide sfilare da sotto il naso la medaglia d'oro dai neozelandesi, Nathan Cohen e Joseph Sullivan.
Un conto in sospeso per Romano Battisti, il Grinder di Luna Rossa Prada Pirelli, sceso due anni orsono da una barca di canottaggio e salito a suon di sacrifici su un'altra totalmente differente per rincorrere il sogno dell'America's Cup, il più famoso trofeo nello sport della vela, nonché il più antico del mondo per cui si compete tuttora.
«Ho immaginato di tutto in questi mesi, ma non pensavo in cuor mio di vivere un'emozione così grande e meravigliosa».
Meglio di una Olimpiade?
«La nostra è una grande famiglia allargata. Viviamo tutti quanti insieme ai nostri affetti. Condividiamo ogni cosa, dalla scuola dei nostri figli, alla semplice forchetta. Luna Rossa è un qualcosa che va al di là del semplice gareggiare e vincere».
Vogliamo dire qualcosa a Sullivan e New Zealand?
«Abbiamo dimostrato contro gli americani e gli inglesi di essere una barca molto forte. Una cosa è certa: ce la giocheremo sino all'ultimo. Conosciamo la loro forza, difendono un trofeo al quale tengono più di ogni altra cosa. Noi, però, vogliamo portarlo in Italia e faremo di tutto per riuscirci. Sullivan è un grandissimo atleta, ma questa volta sarà diverso e lui lo sa».
Ti manca l'Italia?
«Sarei falso ed ipocrita ad affermare il contrario, ma non è arrivato il momento di tornare».
C'è un Paese intero che tifa per voi, ad iniziare dal Presidente del Coni, Giovanni Malagò, che tu conosci molto bene.
Presidente e primo tifoso dello sport italiano. La dimostrazione, semmai ce ne fosse stato bisogno, arriva da quello che ha fatto per Filippo Mondelli, candidato grazie a lui al prossimo Consiglio Nazionale del Coni. Mi sento di dire con tutto il cuore che Giovanni Malagò è davvero di un'altra categoria e sono fiero di avere un presidente del Coni come lui».
Sabaudia, il III Nucleo Atleti Fiamme Gialle, la base di Gaeta, Maenza. Vogliamo aggiungere altro?
«La lista è lunghissima, ogni giorno mi arrivano centinaia di messaggi. Sarebbe bellissimo per tutti, nessuno escluso, regalare loro un'altra grande gioia portando a casa la Coppa. Alle Fiamme Gialle devo tutto, così come a Sabaudia, alla mia famiglia. Mi dispiace solo che mio padre non possa mettere, per via di questa pandemia, il maxi schermo in piazzetta a Maenza, ma so già che qualcosa di bello alla fine riuscirà a farlo».
Intanto con te ci sono Sara, Lavinia e Lara.
«Viviamo insieme questa meravigliosa esperienza e Lara parla meglio di tutti l'inglese: meno male».