La fabbrica delle medaglie, come giustamente abbiamo voluto titolare, è ubicata al civico 175 della Via Appia Lato Napoli a Formia. Ti avvicini, com'è giusto che sia chiedi permesso, ed entri. E in un attimo vieni "soffocato" dalla storia, dall'essenza più pura della parola sport.

Il busto di Bruno Zauli, che nel 1953, da presidente della Fidal, ideò la Scuola Nazionale di Atletica Leggera con l'ambizioso e lungimirante obiettivo di sviluppare il talento e la formazione dei quadri tecnici sportivi, è lì sulla destra, pronto a salutare la tua venuta.
Poco più dietro, ma vicino a lui, c'è il ricordo di Mario Belardinelli, educatore di tennis italiano, per lunghi anni direttore del Centro federale di Formia, considerato tra gli artefici dell'unico successo italiano in Coppa Davis, per il ruolo rivestito nella scoperta e nella maturazione dei giocatori che si resero protagonisti di quell'impresa nel 1976. Adriano Panatta ebbe a ricordarlo come suo "maestro di tennis e di vita", ma determinante fu anche per la preparazione di Paolo Bertolucci. Contribuì, anche se in minor misura, per quella di Corrado Barazzutti e Tonino Zugarelli.

Gabriele Bucci, responsabile della sicurezza, l'uomo del primo saluto e non solo, non ha dubbi: «Questo è il Paradiso. Si lavora bene e in armonia, ma soprattutto si è a contatto con lo sport vero 24 ore su 24. Negli anni è migliorato ed oggi rappresenta per ognuno di noi, nessuno escluso, un fiore all'occhiello. Il Centro di Preparazione Olimpica ‘Bruno Zauli' di Formia ce lo invidiano tutti - prosegue nel suo racconto Gabriele - perché da queste parti regna l'armonia, il rispetto, la voglia, per dirla in termini molto vicini al nostro Direttore, di remare tutti dalla stessa parte per un bene comune. Per me è un onore lavorare qui».

La storia la fanno i campioni, ma anche chi, come lo chef olimpico, Giovanni Vallario, lavora per loro, per farli star bene, per farli sentire a casa. «Sono oltre trent'anni che sono qui - ci spiega - Questo posto mi ha adottato e fatto crescere. Oggi, però, è davvero ‘le sette meraviglie del mondo', qualcosa di eccezionale, di unico. Sono stato al seguito degli atleti italiani in sei Olimpiadi, cinque estive ed una invernale e tutto questo lo devo a Formia, al Centro di Preparazione ‘Bruno Zauli'. Il posto ideale per vivere, per crescere professionalmente, per diventare uomini. Clima ideale, sole, mare a due passi e tanta voglia di migliorarsi ancora. Perché il giorno dopo è sempre un punto di partenza per tutti, nessuno escluso. C'è sinergia tra le parti, voglia di fare, di aiutarsi l'un con l'altro, di migliorare ogni singolo aspetto. Anche perché il nostro Direttore, Davide Tizzano, ha mille idee, ma ne concretizza duemila. E noi con lui, ci sentiamo un passo avanti per il bene dello sport».
Il lungo viale che porta nell'immensa e ordinata sala pranzo del Centro, è un qualcosa che ti leva il fiato, fosse soltanto per la leggera salita. La verità è che non c'è nulla fuori posto e quel giardino "inglese" di fronte gli alloggi, un qualcosa da far invidia ai verdi prati dell'All England Lawn Tennis and Croquet Club di Wimbledon.

«La voglia di migliorarsi, oserei dire maniacale, di cui facevo accenno prima - ha tenuto a precisare lo stesso Giovanni Vallario - è proprio questa. Racchiusa in particolari che possono sembrare ininfluenti, ma che in effetti non lo sono. Qui al Centro, non viene lasciato nulla al caso, perché lo sport è vita ma anche cura verso gli altri, un prossimo più o meno importante, ma che rappresenta insieme l'anima di questo meraviglioso posto».
Nicola Candeloro, storico direttore della Scuola, è molto più che una semplice mente dalla quale attingere. Una voce che va ascoltata in religioso silenzio, perché il suo passato che si fonde con il presente, è quell'assist pregevole pronto a "macchiare" il taccuino del cronista di turno.

«Formia e il Centro ‘Zauli' sono un pezzo della mia vita - taglia corto l'ex Direttore - Ci sono campioni che hanno fatto la storia dello sport italiano e che hanno costruito le loro fortune proprio qui, a Formia. Livio Berruti all'inizio, poi Mennea e la Simeoni, ma la lista è lunghissima. Quello che succede oggi è quella continuità che questo Centro merita. L'ho visto crescere e migliorarsi nel corso degli anni: oggi è quel fiore all'occhiello che tutta Europa, ma oserei dire anche il Mondo, ci invidia. Il Coni sa perfettamente che questo posto è magico, unico nel suo genere, ed ha investito molto e continua a farlo per il bene della preparazione olimpica dei nostri atleti. Qui sono nate le medaglie più belle, qui continueranno a nascere campioni che faranno la storia dello sport italiano quando noi non ci saremo qui. Formia e lo ‘Zauli' sono il top perché c'è stata e c'è qualla continuità che a questo posto può soltanto che fare del bene».

Personaggi vecchi e nuovi, ma figli all'unisono di una struttura che a distanza di tantissimi anni, rappresenta presente e futuro dello sport italiano.

Come Giovanni e Mario Di Nucci. Padre e figlio, due generazioni al servizio dello sport e del Centro di Preparazione Olimpica "Bruno Zauli" di Formia. Dagli anni ottanta ad oggi, come quel testimone che ha reso celebre e dorata la staffetta 4X100 alle ultime Olimpiadi di Tokio.

«Tutto vero - ci ha spiegato a conclusione del nostro viaggio, Mario Di Nucci - Mio padre è un Maestro di Sport ed è stato un grandissimo atleta, io mi occupo della gestione amministrativa del Centro, della segreteria generale e dei rapporti con l'esterno. La cosa bella, e che mi piace sottolineare, è che lo ‘Zauli' non pesa minimamente sull'economia dello sport italiano, tutt'altro. Questo grazie ad un lavoro di squadra che fa di questo meraviglioso posto, uno dei più belli e, soprattutto, efficienti al mondo. La nostra ospitalità è conosciuta ovunque. Tornano tutti e lo fanno con piacere, perché qui da noi non manca assolutamente nulla per sognare in grande».