Il giorno dopo la partita dei sogni, il viaggio di Giulio Zeppieri in macchina verso Pordenone è un qualcosa di utile per fare il punto della situazione con il coach, Peppe Fischetti, rigorosamente alla guida.
«Stavamo parlando della partita di ieri - le parole di Giulio al momento della nostra chiamata - Stiamo andando a Pordenone, ma soltanto domani (oggi, ndr) valuteremo se giocare o meno il challenger di Cordenons».
Cosa ti rimane della fantastica partita di sabato?
«Il fatto di aver giocato alla pari con il numero cinque del mondo, ma soprattutto di essere stato in partita dall'inizio alla fine. E' stata una settimana fantastica, dove ho giocato tanto e a grandi livelli. Non ero abituato a farlo, ma le risposte che sono arrivate da questo torneo mi hanno fatto capire che stiamo facendo davvero un ottimo lavoro con il team».
Con i se e con ma non si va da nessuna parte, ma senza i crampi?
«Non posso sapere cosa sarebbe accaduto, magari me la sarei giocata sino alla fine, non lo so. L'unica verità è che ho accusato dei crampi alla gamba destra, ho provato lo stesso a giocare, ma a quel punto era davvero difficile poter essere competitivi. I crampi fanno parte del gioco, a maggior ragione dopo una settimana dove ho lottato ogni match sin dal primo turno di qualificazione».
Guai, dunque, a rimproverarsi qualcosa.
«No, assolutamente. Ho giocato ad altissimi livelli tenendo testa ad uno dei più forti al mondo. Non avevo mai vissuto momenti come questi, ma il fatto di essere stato competitivo è motivo di grande soddisfazione. Ripartiamo da qui sapendo che le risposte che volevamo, sono arrivate».
Rivisitando mentalmente il match c'è qualcosa che ti ha lasciato un po' di amaro in bocca?
«Potrei pensare subito ai tre setpoint del primo set, ma lui ha fatto delle cose incredibili. Con Peppe (Fischetti, il coach) abbiamo parlato delle occasioni non sfruttate all'inizio del primo set, dove i game sono stati tutti molto tirati e dove, forse, con un pizzico di fortuna avrei potuto far girare il set dalla mia parte. Torno a ripetere, però, che davanti c'era Alcaraz, uno abituato a giocare certi tipi di partite».
Domani (lunedì 1 agosto, ndr) darai un'occhiata alla classifica?
«La classifica è importante, non posso nasconderlo, ma è il processo di crescita che va quotidianamente analizzato e valutato. Stiamo facendo un ottimo lavoro, ma non sarà una grande vittoria, né tantomeno una brutta sconfitta a distogliere l'attenzione da quello che stiamo facendo. Oggi è logico ed opportuno guardare a queste cose, a quello che è stato fatto negli ultimi mesi e in questa settimana ad Umago. So perfettamente che davanti a me ho tanta strada da fare, ma il percorso intrapreso è giusto».
Cordenons, San Marino e, poi, gli Stati Uniti per giocare le qualificazioni a Flushing Meadows.
«Il programma è questo, ma ripeto per Cordenons valuteremo sino alla fine. I crampi accusati nel terzo set contro Alcaraz, ma soprattutto la settimana dura che ho vissuto ad Umago, vanno valutati attentamente».
Cosa ti ha detto Alcaraz abbracciandoti a fine partita?
«Si è complimentato con me, chiedendomi delle mie condizioni fisiche. Dopo il match abbiamo continuato a messaggiarci su Instagram. E' davvero una bellisima persona, un campione dentro e fuori dal campo».
Obiettivi?
«Continuare a lavorare sodo per giocare a questi livelli».