Rimarrà nella leggenda dell'alpinismo l'impresa compiuta nelle scorse ore da due scalatori polacchi, Denis Urubko e Adam Bielecki, che hanno salvato la vita di Elisabeth Revol andandola a recuperare poco sotto la vetta del Nanga Parbat, nonostante le condizioni atmosferiche a dir poco proibitive. La francese era in seria difficoltà, colpita dal maltempo dopo aver conquistato la vetta e con un congelamento in stato avanzato del piede sinistro in atto. Situazione critica che purtroppo è costata la vita al suo compagno di spedizione, il polacco Tomek Mackiewicz, per cui non c'è stato nulla da fare. La francese, tra le alpiniste più esperte al mondo, è stata salvata grazie ad una spedizione organizzata in poche ore e che ha visto protagonisti i due esperti alpinisti dell'est, prelevati dal campo base del vicino K2 dove erano pronti per un tentativo di scalata e subito elitrasportati sui pendii della nona montagna più alta della terra che si trova in Pakistan e che è, soprattutto in inverno, tra le più terribili da scalare. Per coordinare le disperate operazioni di salvataggio si è attivato, seppure a distanza di migliaia di chilometri, anche l'alpinista di Sezze Daniele Nardi, che il "Nanga" lo conosce come le sue tasche per esserci stato quattro volte, sempre in inverno, una di questa anche con Elisabeth Revol, ma senza mai riuscire nell'impresa di arrivare in vetta in stile alpino. Nardi, una volta appreso della situazione ormai disperata, si è mosso immediatamente. Dalle comunicazioni radio, le ultime lanciate dalla sommità, Mackiewicz si era infatti dichiarato ormai incapace di ridiscendere dal campo tre dopo aver perso gli occhiali in una tempesta e di conseguenza impossibilitato a vedere, mentre Revol aveva annunciato di voler tentare  una miracolosa discesa. A quel punto il setino ha pensato di muoversi, seppur da lontanissimo: "Ho creato il gruppo whatsapp per coordinare i soccorsi - ha scritto sul suo profilio Facebook Nardi - creare una linea diretta con Ali Saltoro in Pakistan che dirige l'agenzia che ha organizzato la logistica della spedizione, attivare Da Polenza e poi Riaz in Pakistan - aveva scritto in quelle concitate ore il pontino Daniele Nardi  - Ogni tanto mi arrivano le posizioni GPS e cerco di realizzare le foto per i soccorsi, al fine di dare un ubicazione visiva e tridimensionale ai numeri che definiscono il punto satellitare dei movimenti di Tomeck ed Elisabeth. Ludovic ha fatto un lavoro gigantesco fino ad ora coordinando le ambasciate, chiamando gli elicotteri e ancora tenendo le file di tutto e trovando i soldi che servono a garantire il movimento degli elicotteri. In questo gruppo di coordinamento che ho creato ci sono tante persone ed è meraviglioso vedere come ognuno si è dato da fare al massimo delle sue possibilità. Non solo io, non solo Ludovic ma Jean Cristophe marito di Elisabeth, Anusomack la moglie di Tomeck, Robert dalla Polonia, Maurizio Gallo, Ali Saltoro, Stefania Mondini, Masha Gordon e Thiery Filippo…tutti con una unica grande speranza".

Ed è anche attraverso questa iniziativa di Nardi e degli altri componenti della "spedizione a distanza", che si è attivato un crowdfunding su internet per raggiungere la cifra necessaria per pagare i soccorsi in elicottero dei pakistani (circa 100mila euro) e  farli volare fino a quota 6000 metri circa. Lassù, per recuperare i tre alpinisti che nel frattempo stavano ridiscendendo dal "Nanga"  dopo una folle corsa per ricongiungersi con Elisabeth Revol, scalando senza sosta, anche di notte. Sulla montagna dalla famosa vetta a forma di trapezio si stava compiendo insomma quell'impresa epica da inscrivere negli annali di questo sport. Elisabeth è adesso a Islamabad sana e salva, dopo quattro giorni passati a -40° di media, senza  acqua e cibo, tra i venti gelidi ef il ghiaccio. Non è andata altrettanto bene, come detto, a Tomek Mackiewicz, che al suo settimo tentativo sul Nanga Parbat non ha più saputo trovare la via del ritorno.

"Ho un sogno adesso - scrive Nardi sul suo profilo Facebook in memoria del collega - che si abbia il ricordo di Tomeck come uno dei più grandi alpinisti ma esistiti. Si, è vero che era pieno di difetti, come lo sono io e come probabilmente siete voi. Ma ha salito in stile alpino, con le proprie forze una via indicata da Heisendle e Messner e completata da Tomek ed Elisabeth.  Ditemi, chi ha fatto così tanto prima di loro in inverno su una montagna di 8000m? Mi piace pensare che quella linea me lo ricorderà per la simpatia, per la forza e la semplicità che trasmetteva dopo un minuto che ci parlavi. "Il sogno di Tomek" anche per i suoi figli che cresceranno con l idea di aver avuto un padre che ha saputo sognare e di realizzare il suo sogno.  Tomek non è la persona che è stata descritta 2 anni fa...e non entro nei dettagli!!!Purtroppo non so neanche se nelle prossime ore si riuscirà ad organizzare, come si sta cercando di fare in questi minuti, con queste condizioni meteo ed in questa situazione almeno una ricognizione a 7300m. Il mio pensiero ora è rivolto al futuro della famiglia di Tomek e se avete voglia potete continuare a donare su questo link per aiutare.Il dolore per Tomek e per tutto quello che so mi sta dilaniando...ma bisogna avere la forza di far sollevare un ultima volta quegli elicotteri e pensare al futuro dei suoi ragazzi".