La vita è adesso, anche se rinunciare al recente passato è difficile: da morire. Gettare il cuore oltre l'ostacolo, possiamo soltanto provare ad immaginarlo, sarà difficile, ma non impossibile. Anche e soprattutto per chi ha vissuto, e bene, di pane e tennis ed oggi si vede costretta a viverlo in maniera perimetrale, decisamente anomala.
Fa strano tutto questo a noi che abbiamo avuto l'onore ed il piacere di vivere, agonisticamente parlando, Karin Knapp. Tennista di cuore, modello per molti, di sicuro fuori da quegli schemi in cui, sembrerà un paradosso, i problemi fisici fortunatamente l'hanno portata. Cinque operazioni al ginocchio, due al cuore. Verrebbe da dire e lo facciamo: mamma mia.
Karin, però, ha saputo cadere e rialzarsi, pregando e piangendo tra le braccia del suo Francesco (Piccari, ndr), coach, fidanzato prima, marito dopo, confidente, uomo che ha segnato, e in positivo, la sua vita.
Fatta di sacrifici, sempre e comunque, anche quando la gloria di un meritato ottavo di finale a Wimbledon nel 2013 o il best ranking (33 della classifica Wta) il 24 agosto del 2015, alla vigilia dell'Open degli Stati Uniti, le avevano fatto dimenticare ogni sorta di guaio.
Oggi ha detto basta, non ce la fa più, non può assolutamente più farcela. Ci ha provato, dopo l'ennesima operazione al ginocchio, ma si è bloccata senza riuscire a camminare per un mese. E allora... «mi son detta che poteva bastare, che la vita può offrirmi altre cose, che un giorno, spero presto, sarà bello andare in campo, perchè è la mia casa e giocare con i bambini o con gli stessi adulti, farmi una partita per il gusto di farlo e per stare bene».
Il tennis, però, è la tua vita
«Continuerà ad esserlo. Con Francesco, Alessandro "Lallo" (i fratelli Piccari) abbiamo un'Academy con base alla Polisportiva Anzio, ma al di là di questo spero di restare in questo mondo, di poter offrire la mia esperienza al nuovo che arriverà. Sono fiera di quello che ho fatto e di come l'ho fatto, ma c'è anche un'altra vita e può essere bella allo stesso modo».
La Federazione Italiana Tennis?
«Mi è stata molto vicina in questo ultimo anno e mezzo molto travagliato. Non è stato facile né per loro, né per nessun altro. A loro, come a tutti gli altri, posso soltanto che dire grazie. Poi vedremo quello che si potrà fare in chiave futura. Una cosa è certa, voglio restare in questo mondo».
Hai ricevuto qualche invito a collaborare così come è accaduto a Roberta Vinci ?
«Al momento no, ma chissà che qualcosa non succeda».
Potresti, a questo punto, riproporti nel ruolo di mamma. Un bambino?
«Sarebbe bellissimo e con Francesco ne stiamo parlando. Arriverà questo momento, come tutti gli altri. Ora devo metabolizzare bene questo addio al tennis. Non è stato facile, non è facile. Stare fuori fa malissimo, ma piano piano devo farmene una ragione. Sapevo che sarebbe successo, che poteva succedere dopo la quinta operazione al ginocchio, ma in cuor mio speravo sempre di poter tornare a giocare. Oggi, invece, sono fuori, e non è facile».
Hai vinto una Fed Cup a Cagliari contro la Russia, vivendo un sogno dopo essere sprofondata nell'ennesimo dramma.
«Ricordo ancora quei giorni a Cagliari, la gioia di una convocazione arrivata all'improvviso. Una settimana splendida con Flavia, Sara e Roberta. Un momento indimenticabile per me e per l'Italia. Vincemmo la quarta Fed Cup della nostra storia ed io facevo parte della squadra più forte al mondo. Un qualcosa che non dimenticherò mai».
Come ti svegli oggi?
«Bene, perchè ho accanto persone meravigliose, ad iniziare da Francesco, che mi vogliono bene. Devo soltanto ritrovarmi, capire che si è chiusa una pagina importante della mia vita, ma che se ne apriranno altre. Credo di aver dato, e molto, sotto ogni punto di vista. Adesso il mio obiettivo è stare bene fisicamente, per il resto ho tutto quello che una persona potrebbe desiderare».