Nuota come un delfino, ma nei 100 stile libero va come il vento. Al punto che il suo tempo, 49" e 05, gli avrebbe consentito di salire sul gradino più alto del podio alle recenti Olimpiadi giovanili che si sono svolte a Buenos Aires in Argentina.
Devid Zorzetto da Borgo Sabotino, 18 anni compiuti il 5 marzo scorso, mastica ancora amaro, ma... «avrò tempo e modo per rifarmi, perchè sono ancora all'inizio della mia carriera, mi piace da morire nuotare e di strada davanti ne ho ancora davvero tanta da fare».
Tutta colpa dei tagli voluti, per l'occasione sudamericana, dal Cio. Perchè prima gli atleti italiani dovevano essere otto, tra uomini e donne e, poi, sono diventati cinque ed in sei, oltre a lui, avevano fatto il tempo per qualificarsi.
Un tempo da migliorare, ad iniziare dai prossimi assoluti in vasca corta a fine mese a Riccione, antipasto di quelli che saranno quelli, sempre a Riccione, ma in vasca lunga della prossima Primavera.
«Lì mi giocherò la possibilità di far parte della staffetta ai Mondiali - ha proseguito Zorzetto - Il fatto di essere stato convocato per un collegiale a Livigno con la Nazionale maggiore, mi ha dato tanto, fatto capire che il percorso, come vi ho detto, è lungo, ma che ci sono le basi per arrivare lontano».
Che effetto ti ha fatto dividere un momento importante della tua vita con il gotha del nuoto italiano?
«E' stato un momento importante. Il problema è che sarei dovuto restare 21 giorni, invece mi sono fatto male ad un dito e dopo una settimana sono tornato a casa».
Dal tuo mentore sportivo, Roberto Pellegrini.
«Lavoro con lui da quando avevo otto anni ed è grazie a lui che oggi posso sognare palcoscenici importanti. Mi ha dato e mi sta dando tanto ed ha una pazienza non indifferente con me».
Tokio 2020 cosa ti dice?
«Olimpiadi, il sogno di ogni atleta».
Ci pensi?
«Non potrebbe essere altrimenti anche perchè è giusto porsi degli obiettivi, restando ovviamente con i piedi per terra. Mancano due anni, i margini di miglioramento a quanto pare ci sono, è giusto pensarci ed io lo faccio».
Andiamo per gradi. Ora gli assoluti in vasca corta, poi quelli in vasca lunga.
«Stiamo lavorando sodo per arrivare preparati ad entrambi gli appuntamenti. Mi divido tra palestra e piscina, con giorni anche di due o tre sedute sommando le due cose. Non mi pesa affatto, mi piace da morire nuotare».
Eppure, come tutti i bambini di questo mondo, avevi iniziato con il calcio.
«Sì, ma poi ho capito che il mio sport era un altro e che nuotare faceva al caso mio. Una scelta azzeccata e per la quale, un giorno, dovrò sempre dire grazie a Roberto. Ripeto, ce ne sono pochi a mio avviso di allenatori come lui. Del resto, prima di me, Rachele Ceracchi e Matteo Ciampi, sono nati con lui. Non mi sembra una cosa di poco conto».
Latina sembra essere, ma forse lo è sempre stata, terreno fertile in fatto di nuotatori.
«Nomi e numeri alla mano, direi proprio di sì».
In famiglia cosa dicono di questa tua grande passione e del fatto che stai bruciando le tappe?
«Contenti, soprattutto papà Angelo, che mi segue ovunque è che è il mio primo tifoso. Anche mamma Angela, però, mi coccola a dovere. Sono due genitori fantastici».
Hai un nuotatore al quale ti ispiri, che ti piace più di altri?
«Luca Dotto, senza ombra di dubbio. Anche perchè, come me, è specializzato nelle distanze brevi. C'è molto da imparare da lui, spero di farlo».
Un metro e novantatre centimetri di altezza e potenza fisica nella bracciata. Anche questi numeri sono dalla tua parte.
«Probabilmente è così, ma chissà, magari cresco ancora un po'».
Bello, bravo e vincente. Un problema per la carriera ancora all'inizio?
«Come tutti i ragazzi di questo mondo, ho le mie passioni, ma quando mi alleno non guardo in faccia a nessuno, anche perchè Roberto mi controlla. Scherzi a parte, so quello che voglio e, soprattutto, mi sono messo in testa di arrivare. Quindi, bisogna sacrificarsi, non ti regala niente nessuno».
Chiudiamo con una promessa?
«Quale?»
Quella di vivere la prossima Olimpiade di Tokio da protagonista insieme ad un altro pontino doc, Matteo Ciampi.
«Sarebbe un sogno, ma vi posso assicurare che stiamo lavorando anche e soprattutto per questo. Sarei falso ed ipocrita nell'affermare il contrario. Centrare una finale ai prossimi Assoluti in vasca lunga di Riccione, sarebbe un buon viatico, mi spianerebbe la strada per un posto in staffetta ai Mondiali e chissà: a quel punto potrei guardare anche più in là del mio naso».