Nella serata di martedì 31 marzo il Consiglio di Amministrazione della Lega Pallavolo Serie A, riunitosi in videoconferenza, dopo avere ascoltato il Presidente della Fipav, Avv. Bruno Cattaneo, ha ribadito, in conformità a quanto deciso nelle precedenti riunioni, di attendere il prossimo Decreto che sarà emanato dal Governo prima di assumere le opportune decisioni in ordine all'eventuale prosecuzione dei campionati di Serie A. La Top Volley Cisterna, ovviamente, è spettatore interessato, anche se il presidente, Gianrio Falivene, ha idee sin troppo chiare riguardo la situazione.  «Per quanto ci riguarda - ha tenuto a precisare il massimo dirigente - il campionato è finito qui».
Ci spieghi il motivo di questa tua affermazione?
«Tornare a giocare nei palazzetti, peraltro vuoti, quando ogni giorno muoiono 800 e più persone, è una cosa che non mi appartiene. Poi, per dirla in termini prettamente tecnici, il 15 maggio scadono i transfert relativi ai giocatori stranieri, molti dei quali, compresi alcuni dei nostri, sono già tornati a casa: alla luce di quanto sta accadendo, non credo che questa stagione possa concludersi».
Quella di Falivene è una presa di posizione forte.
«Non si possono chiudere gli occhi e far finta di nulla. Nella migliore delle ipotesi, si potrebbe tornare in campo a maggio. Un mese di allenamenti, poi il campionato. C'è il rischio fondato di arrivare sino ad Estate inoltrata: non mi sembra una strada percorribile, assolutamente».
E allora?
«Sarebbe opportuno pensare sin da ora alla prossima stagione, magari iniziando a giocare proprio ad agosto. Questa potrebbe essere una soluzione, anche in previsione delle Olimpiadi di Tokio programmate da fine luglio 2021».
Cosa perde la Top Volley Cisterna, anche in termini economici.
«Tanto, come tutti del resto, ma trovo ridicolo che si parli di queste cose, quando ogni giorno leggiamo di bollettini di guerra».
Quali sono i giocatori della Top Volley Cisterna che sono tornati a casa?
«Szwarc, Patry e Karlitzek, sono tornati a casa, ma al di là di questo c'è una situazione drammatica che, in questo momento, non permette a nessuno di fare previsioni. Tornare in campo, a questo punto, è forse l'ultimo dei nostri pensieri, alla luce di quello che accade ogni giorno».
Il mondo del calcio sembra pensarla in maniera differente.
«Resto scettico che il calcio, a differenza di altri sport, possa ripartire. Capisco tutto, anche i tantissimi soldi e interessi che ruotano attorno al mondo del calcio, ma questa emergenza è un qualcosa che, purtroppo, va al di là di tutto, anche dei singoli interessi personali. Chi è che non vorrebbe giocare, ma non si può».