Roma, 16 giu. (Labitalia) - "In epoca Covid il cinema risulta vivere alcuni aspetti difficili: tutta la troupe ha dovuto cambiare modo di lavorare e in agguato ci sono molto più stress e molta più fatica da mettere in conto. Specialmente per alcune categorie che devono usare guanti monouso, mascherine e visiere filtranti come i truccatori, acconciatori, microfonisti, sarte, attrezzisti". Lo dice, all'Adnkronos/Labitalia, Fabrizio Ancillai, sceneggiatore e regista che con il suo recente cortometraggio Burning Red, è in concorso anche alla finale della XIII edizione del festival internazionale del Film corto tulipani di seta nera, sulla diversità sociale, e tratta della tematica del femminicidio.

"Sicuramente - fa notare - i registi come me si trovano costretti ad adeguarsi alle accortezze sanitarie e devono a volte modificare o cancellare alcune scene per rispettare il protocollo di sicurezza previsto, ed il risultato finale legato alla qualità artistica generale del film ne risente indubbiamente un po'".

"Oggi - spiega - diventare regista penso sia molto più facile di una volta , perché è possibile girare utilizzando gli smartphone , montare con il portatile ed è possibile pubblicare i propri lavori sulla rete; invece, al tempo della pellicola diventare regista significava sicuramente una gavetta più dura e si avevano meno possibilità di accedere a quelle strumentazioni tecniche necessarie a girare i film".

"Ho due figli e tutti e due - sottolinea Fabrizio Ancillai - lavorano nel mondo del cinema. Federico fa l’attore ed è il protagonista proprio del mio recente corto Burning Red; Pierfrancesco lavora invece nella produzione ed è stato il produttore di questo stesso cortometraggio, dedicato interamente al femminicidio. Da loro due è venuta l’idea di girare e produrre un lavoro a sfondo sociale. Sono riusciti a trovare i fondi e mi hanno coinvolto a scrivere e dirigere Burning Red".

"In generale - osserva - per i giovani che volessero intraprendere la mia professione mi sento di dir loro di avere in primis una forte passione e un grande amore per il cinema, perché il loro percorso professionale sarà comunque difficile e pieno di delusioni. Diventare registi è il sogno nascosto di tutti quelli che lavorano nel mondo dello spettacolo, quindi la concorrenza è altissima, e spesso la realtà non è come quella dei più fortunati".

"Il vantaggio di essere un regista - aggiunge - è quello di dare vita alle proprie idee ed emozioni e trasformarle visivamente in un film. Lo svantaggio più grande, invece, tra i numerosi lati negativi che ha questo mestiere (perché il solo lato dorato che si vede da fuori non rispecchia l'esaustiva cornice), è quello di lavorare diversi mesi e qualche volta anche anni per ultimare un progetto e poi non poterlo portare a termine perché non si riescono a trovare tutti i finanziamenti necessari".