Al Traiano
06.02.2024 - 15:00
Lo hanno accolto nel Cinema Teatro Traiano di Terracina con un lungo e sentito applauso e con tanta emozione. Tutti loro lo avevano visto e ascoltato solo in televisione e quando se lo sono ritrovato davanti non hanno potuto trattenere espressioni di sorpresa nonostante sapessero benissimo chi era l'invitato dell'evento organizzato venerdì scorso dall'Its Bianchini, presente con oltre 600 studenti, a cui hanno partecipato anche delle rappresentanze del Liceo Da Vinci e dell'Ips Filosi. Il fondatore del "Gruppo Abele" e di "Libera. Associazioni, Nomi e Numeri Contro Le Mafie", ha incontrato i ragazzi nell'ambito del percorso della Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie organizzato dai docenti Antonella Fiorillo e Patrizio Aucello, referenti alla legalità del Bianchini.
A fare gli "onori di casa" è stata la dirigente scolastica Giuseppina Izzo, che nel suo discorso di apertura ha sottolineato il ruolo importantissimo che la scuola svolge nell'educazione alla legalità e per la trasmissione di tutti quei valori che formano un cittadino consapevole del vivere civile e partecipe di una società giusta, onesta e solidale, soprattutto in un territorio che è sempre più minacciato dalle infiltrazioni mafiose.
Proprio con un riferimento al concetto di partecipazione attiva Don Ciotti ha dato inizio al suo intenso e coinvolgente intervento: «Uno dei problemi del nostro presente è che viviamo una cittadinanza ad intermittenza - ha detto l'illustre ospite -, che suscita una reazione solo sull'onda dell'emozione che un avvenimento grave suscita, come le stragi di Capaci o di via D'Amelio. O di Cutro. Ma oggi, chi si ricorda di Cutro? - ha chiesto alla platea -. Quando accadono fatti gravi, si diffondono emozioni positive che se non si radicano e diventano sentimenti e modi di essere poi passano cadendo nel dimenticatoio».
Don Ciotti si è poi soffermato sul concetto di sacralità delle istituzioni e ricordato il lavoro, l'impegno, il sacrificio delle forze dell'ordine, di quegli uomini che non devono essere genericamente definiti «i ragazzi della scorta», ma dei quali se ne deve gridare il nome. In riferimento a questo è nata la Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie che si tiene il 21 marzo, inizio della primavera, quando rinasce la vita nel suono dei nomi di chi è morto per difendere la nostra libertà. «Responsabilità, continuità e condivisione sono le parole su cui dobbiamo costruire un muro insormontabile per fermare le mafie e costruire una società più giusta», ha affermato Don Ciotti che, nel corso dell'incontro, ha sempre usato il "noi" per spiegare il lavoro che in tutti questi anni ha svolto insieme ai volontari che lo hanno affiancato nella lotta non solo alla criminalità organizzata ma anche alla povertà, all'emarginazione, alla dipendenza dalle droghe. «Occhio - ha ammonito i ragazzi con la sua oratoria vibrante e appassionata -, perché viviamo in una società consumistica dove è facile smarrire il senso vero dell'esistenza, dove prevale l'individualismo, dove pensiamo che possedere o evadere voglia dire esistere, esserci. Le mafie si nutrono e si arricchiscono diffondendo il consumo di droga proprio su questo. Dobbiamo sentirci tutti corresponsabili - ha sottolineato -. Quello che manca non è l'impegno di alcuni, ma lo stare insieme delle comunità. Solo un "noi" unito potrà produrre un cambiamento battendo le ingiustizie e la disumanità. Questo è anche un problema culturale che deve essere risolto con un no al monologo dell'io e un sì all'alfabeto del noi e con un maggiore impegno nell'istruzione e nell'educazione dei giovani».
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