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Regione Lazio

Lazio, 90 milioni per difendere le coste dall’erosione

Presentato il Piano per la difesa integrata: nuove opere, cave di sabbia sottomarine, procedure più rapide e monitoraggio costante

Le coste del Lazio sono un patrimonio naturale, economico e sociale che negli ultimi decenni ha subito colpi durissimi. Il mare avanza, le spiagge arretrano, interi tratti di litorale rischiano di scomparire sotto la pressione congiunta dei cambiamenti climatici e dell’impatto antropico. Per questo oggi, nella sede della Regione, il presidente Francesco Rocca, affiancato dalla vicepresidente Roberta Angelilli e dall’assessore alle Politiche del mare e alle Infrastrutture Fabrizio Ghera, ha presentato il Piano per la difesa integrata della costa del Lazio: un programma ambizioso, il primo organico di medio-lungo periodo, che punta a invertire la rotta e a ridare prospettiva a uno dei beni più preziosi del territorio.

Il Piano mette in campo 90 milioni di euro complessivi. Di questi, 46,2 milioni arrivano dal Programma Fesr 2021-2027, fondi europei già stanziati per contrastare l’erosione; 18,7 milioni sono risorse già impegnate e in parte in corso di utilizzo per interventi in atto; altri 22 milioni provengono dal bilancio regionale e sono stati sbloccati dopo anni di stallo. Una massa critica di investimenti che, nelle intenzioni della Regione, segna l’inizio di una stagione nuova.

Una costa fragile e in continuo arretramento

I dati scientifici elaborati dall’Università Roma Tre e confluiti nello studio preliminare del Piano raccontano la gravità della situazione: tra il 2006 e il 2020 oltre il 60% della costa laziale ha subito trasformazioni, con quasi il 30% dei litorali in erosione. La provincia di Roma è la più colpita, con una perdita del 14,7% della superficie sabbiosa, pari a circa 30 ettari. Seguono Fiumicino (-10,6 ettari), Ardea (-7,4), Montalto di Castro (-6,9) e Latina (-6,3). Un quadro che dimostra come l’avanzata del mare non sia un fenomeno circoscritto, ma una vera emergenza regionale.

«Proteggere le spiagge significa proteggere bellezza, turismo e lavoro – ha dichiarato Rocca –. Con questo Piano costruiamo le condizioni per uno sviluppo sostenibile e per un utilizzo più sicuro e consapevole della risorsa mare. È una scelta che guarda al futuro e che mette la Regione in condizione di diventare protagonista della Blue Economy».

Interventi mirati: opere, ripascimenti e dune

Il Piano si basa sul principio delle Unità Fisiografiche, grandi tratti di costa delimitati da elementi naturali (foci di fiumi, promontori, porti) che consentono di gestire in maniera integrata i sedimenti. Sei le aree individuate, su cui verranno messi in campo interventi differenziati: opere rigide come pennelli e barriere sommerse, ripascimenti protetti o liberi, rinforzo e ricostruzione delle dune.

Un nodo cruciale è la disponibilità di sabbia per i ripascimenti. A questo proposito sono stati già individuati tre giacimenti sottomarini al largo di Terracina, Anzio e Montalto di Castro, che potranno fornire circa un milione di metri cubi di materiale, garantendo così interventi programmati e sostenibili.

Burocrazia più snella e dragaggi coordinati

Uno degli storici ostacoli agli interventi sulla costa è rappresentato dalla lentezza delle procedure: servivano mediamente oltre tre anni per l’avvio dei cantieri. Con il nuovo Piano, la Regione introduce due Accordi Quadro europei che permetteranno di ridurre drasticamente i tempi, consentendo di partire immediatamente con i lavori una volta approvati i progetti esecutivi.

Anche il tema dei dragaggi viene affrontato in maniera strutturale: finora operazioni sporadiche e spesso scollegate tra loro, in futuro saranno gestite in modo coordinato, trasformandole in un’occasione per alimentare naturalmente le spiagge con i sedimenti recuperati dai porti e dai canali.

Attenzione alle isole e monitoraggio costante

Un capitolo specifico riguarda le isole di Ponza e Ventotene, rimaste escluse dallo studio di Roma Tre ma caratterizzate da fragilità idrogeologiche particolari. Qui verranno avviati studi e interventi ad hoc.

Fondamentale sarà anche la fase di monitoraggio triennale: con l’ausilio di droni, immagini satellitari e verifiche tecniche periodiche sarà possibile valutare l’efficacia delle opere, aggiornare in tempo reale le mappe della costa e intervenire con correzioni mirate.

Coinvolgere i territori e sensibilizzare i cittadini

Il Piano non è pensato come un documento rigido ma come un processo in continua evoluzione. «Vogliamo costruire un percorso condiviso – ha spiegato l’assessore Ghera – che coinvolga Comuni, Province, Capitanerie, enti gestori e cittadini. Solo così il Piano potrà diventare uno strumento vivo e realmente efficace».

Per aumentare la consapevolezza collettiva, la Regione produrrà anche documentari tecnico-scientifici e campagne di sensibilizzazione, con l’obiettivo di far capire che la difesa della costa non è un tema che riguarda soltanto i tecnici ma l’intera comunità.

Una sfida per le prossime generazioni

Con questo Piano, il Lazio prova a rispondere a una sfida che riguarda non soltanto il presente ma soprattutto il futuro. Se non si interviene in tempo, l’erosione rischia di cancellare non solo chilometri di spiagge, ma anche attività economiche, identità locali e pezzi di memoria collettiva.

«Non celebriamo soltanto la bellezza del nostro litorale – ha concluso Rocca –: la proteggiamo e la accompagniamo nel cambiamento. È una responsabilità che appartiene a tutti, ed è una promessa di futuro per le prossime generazioni».

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