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Il fatto

Minacce in famiglia, due condanne

Pena di tre anni per un donna straniera. Vittima il compagno di 75 anni

Ha maltrattato l’ex compagno sottoponendolo a ripetuti atti di violenza psicologica con una serie di aggressioni verbali e fisiche. E’ stato un inferno. L’ultima risale al giorno di Natale del 2022, a pranzo. E lui era finito in ospedale. «Bastardo, ti ammazzo» ha detto all’indirizzo della parte offesa, un uomo di 75 anni. E’ una delle frasi pronunciate da una donna di origine ucraina di 58 anni condannata ieri dal giudice del Tribunale di Latina Barbara Cortegiano alla pena di tre anni di reclusione. Ha scelto il rito abbreviato, beneficiando della riduzione di un terzo della pena. Nel corso del suo intervento il pubblico ministero Giuseppe Miliano aveva chiesto la condanna a quattro anni.

I fatti contestati erano avvenuti a Latina e la donna che lavorava come badante e in poco tempo aveva conquistato la fiducia dell’uomo, diventandone la compagna, era stata sottoposta ad una misura restrittiva alla luce della denuncia presentata. «Ti ammazzo» ha detto in un caso l’imputato all’uomo lanciando alcuni oggetti e quando non riusciva a colpirlo ha danneggiato suppellettili di casa. Alcune scene si sono consumate anche davanti alla nipote della donna, una minore arrivata come rifugiata dall’Ucraina in Italia. Sempre secondo l’accusa la donna in casa ha anche danneggiato la lavatrice e ha costretto il suo ex a ricomprarla. Era stato il pm Valerio De Luca a chiedere il rinvio giudizio della donna una volta che si erano concluse le indagini per dei fatti avvenuti nel 2022 e le indagini erano state condotte dai Carabinieri della Compagnia di Latina. Ieri è stata messa la parola fine a tutta la vicenda. Sempre ieri davanti al giudice Barbara Cortegiano un uomo di 40 anni di Latina è stato condannato alla pena di due anni e otto mesi per aver maltrattato l’ex compagna in presenza anche dei figli minori. L’uomo aveva pesantemente offeso la donna in un caso - come riportato nel capo di imputazione - sottraendo il telefonino e gettandolo a terra con forza. In un altro caso aveva afferrato la coniuge per i capelli picchiandola mentre cercava di fuggire con minacce pesantissime. «Adesso prendo la pistola e ti ammazzo» e ha inviato i messaggi sia alla figlia che alla madre dal contenuto inequivocabile. Ieri la sentenza

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