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Il caso

Scavi intorno all'ex Pacifico, riemergono oltre 20 tonnellate di rifiuti interrati

Le verifiche dei carabinieri forestali del Nipaaf consentono di quantificare la portata dei materiali speciali smaltiti illecitamente

Le operazioni di scavo autorizzate dalla Procura di Latina su richiesta dei Carabinieri forestali del Nipaaf, stanno consentendo di quantificare la portata dell’interramento illecito dei rifiuti nei terreni circostanti all’ex Frigomarket Pacifico. Dopo avere scoperto che i pannelli isolanti delle vecchie celle frigorifere erano stati sbriciolati e messi sotto qualche centimetro di terra, una prima era era stata sequestrata, ma non era ancora stata perimetrata la discarica abusiva nella sua interezza. Ovvero, tranne alcune catastate di pannelli isolanti rimossi dai capannoni e non ancora smaltiti, buona parte dei materiali di scarto erano spariti e la società P&D srl assegnataria del sito industriale dismesso aveva esibito fatture per lo smaltimento dei rifiuti che non potevano giustificare l’intera bonifica del complesso in fase di riqualificazione, perché riportavano spese irrisorie, almeno secondo le stime degli investigatori.

Così in vista delle operazioni di scavo, disposte dal pubblico ministero Giuseppe Miliano titolare dell’inchiesta, i carabinieri del Nucleo investigativo di polizia ambientale agroalimentare e forestale avevano nutrito sospetti sulla “scomparsa” di uno stagno che un tempo si trovava tra la boscaglia, nell’area di pertinenza dell’ex Pacifico. Le foto satellitari infatti mostravano l’esistenza del laghetto fino al 2022, ma all’atto pratico lo stagno risultava coperto di terra. Quindi, col sospetto che fosse stato riempito con i rifiuti prodotti dallo smaltimento illecito delle celle frigorifere, i militari del Gruppo Forestale avevano chiesto e ottenuto anche il sequestro di quel laghetto ed è da lì che sono iniziate le operazioni di scavo nei giorni scorsi. Fatto sta che all’interno di quello che prima era un ristagno d’acqua, è stata trovata solo terra. Ma è probabile che lì sia stata portata quella prodotta scavando le buche nelle quali poi sono stati interrati i pannelli isolanti sbriciolati.

Perché le successive operazioni di scavo hanno permesso di quantificare l’ampiezza della discarica abusiva, recuperando più di venti tonnellate di rifiuti, quasi tutti classificabili come speciali, che hanno occupato cinque cassoni di camion. In attesa di conoscere l’esito dei campionamenti effettuati dai tecnici di Arpa Lazio per la “caratterizzazione” dei materiali di scarto, può essere considerato un disastro ambientale quello scongiurato dall’intervento dei Carabinieri Forestali, viziato dal chiaro tentativo di risparmiare sui costi di bonifica, questa non prevista neppure dal computo dei lavori di ristrutturazione dei capannoni avviati dalla società assegnataria. Una beffa visto che l’azienda ha beneficiato a proprio vantaggio dell’espropriazione dell’area da parte del Consorzio Industriale, potendo superare la concorrenza di chi intendeva acquisire l’ex Pacifico, oltretutto risparmiando sul valore degli edifici azzerati dal totale dei contributi statali percepiti dalla vecchia proprietà.

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