L'evento
11.12.2025 - 13:00
Stamattina in piazza del Popolo, alla presenza delle massime autorità della provincia di Latina, davanti a una platea di studenti e comuni cittadini, è stata svelata la teca che contiene i resti della Quarto Savona 15, sigla radio che identificava l'auto della scorta di Giovanni Falcone, distrutta dall'esplosione di Capaci del 23 maggio 1992.
A distanza di sei anni la teca è tornata a Latina, nell'ambito dell'iniziativa "Dal Sangue Versato al Sangue Donato" promossa da DonatoriNati, associazione nazionale dei donatori di sangue della Polizia di Stato, e l'associazione Quarto Savona Quindici, col sostegno della Prefettura, del Comune e di Unindustria, con l'obiettivo di avvicinare i giovani ai temi della legalità e della solidarietà, ovvero sensibilizzarli sull'importanza, prima ancora che la necessità, di valori fondamentali della società come il rispetto delle regole e la cultura della donazione del sangue.
Alla cerimonia era presente anche Tina Montinaro, presidente dell’associazione Quarto Savona 15 e moglie di Antonio Montinaro, capo-scorta scomparso a Capaci insieme ai colleghi Vito Schifani, Rocco Dicillo, al giudice Giovanni Falcone e sua moglie Francesca Morvillo. La stessa Tina Montinaro è tra i relatori nell'incontro ospitato dal liceo classico Dante Alighieri previsto subito dopo la cerimonia in piazza del Popolo.
Nel corso del suo intervento Matilde Celentano, sindaco di Latina, ha dichiarato: «Dal sangue versato al sangue donato” è un messaggio potente, che unisce un passato doloroso alla scelta quotidiana di solidarietà e di vita. L’esposizione della teca QS15, con ciò che rimane dell’auto della scorta del giudice Giovanni Falcone, caduto vittima a Capaci assieme alla moglie Francesca Morvillo e ai tre agenti della scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo, ci mette davanti a una verità che non dobbiamo mai dimenticare: la lotta alla mafia non è una pagina chiusa della storia d’Italia, ma un dovere permanente di ogni istituzione e di ogni cittadino. Quel 23 maggio 1992, il sacrificio di chi ha difeso la nostra democrazia fino all’ultimo respiro, ci interpella ancora oggi. E proprio per questo assume un significato ancora più profondo la presenza di Donatorinati, rappresentata dal Presidente Claudio Saltari. Il gesto della donazione di sangue, semplice e generoso, è l’esatto contrario della violenza mafiosa che toglie vita, mentre la donazione la restituisce. La violenza mafiosa semina paura, la donazione costruisce comunità. Come saprete Latina negli ultimi mesi ha attraversato un periodo complesso, segnato da una escalation criminale che ha visto esplodere ordigni in diversi quartieri della città. È una ferita che ha reso necessarie misure straordinarie come l’istituzione delle cosiddette zone rosse, che rappresentano una risposta immediata alle esigenze di maggiore sicurezza rappresentate, a più voci, dalla nostra comunità e consentiranno alle forze dell’ordine di intervenire in maniera più incisiva e dinamica, in una prospettiva integrata e multilivello che consentirà di innalzare il livello di sicurezza. Questi episodi ci spingono a ribadire con ancora più forza che Latina non arretra di fronte alla violenza. Le istituzioni sono unite, vigili e determinate a ripristinare serenità e sicurezza in ogni strada della nostra città. La collaborazione tra Prefettura, Forze dell’Ordine, associazioni e amministrazione comunale è un pilastro fondamentale per una città che vuole crescere libera, sicura, unita. Oggi parliamo soprattutto ai giovani, presenti qui in Piazza del Popolo. A voi dico: la legalità non è un concetto astratto, ma un comportamento quotidiano. È il rispetto delle regole, il rifiuto di ogni compromesso. La memoria di Falcone, della sua scorta, delle donne e degli uomini che hanno sacrificato la propria vita per lo Stato, vive soprattutto nel vostro futuro. Durante questa mattinata avrete modo di conoscere da vicino la realtà della donazione di sangue e il valore civile che essa rappresenta. Vi invito a farlo con attenzione e con apertura. Donare significa essere parte attiva di una società più giusta, più solidale, più umana. Concludo ricordando che non c’è legalità senza comunità, non c’è comunità senza responsabilità, e non c’è responsabilità senza memoria. Che il sacrificio di chi ci ha preceduto diventi per tutti noi una forza che orienta il presente e illumina il domani».
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