Il lutto
01.07.2023 - 18:03
«Se proprio vuoi fare qualcosa, prega per me». Queste le parole dettate l'estate scorsa all'amico del giornale della sua città. All'epoca facemmo quasi finta di niente, allontanando dalla nostra mente un qualcosa di brutto. Oggi, siamo qui a parlarne. Vincenzo D'Amico ci ha lasciati ed è un giorno molto triste per il mondo del calcio, non soltanto quello di casa nostra. A 69 anni (li avrebbe compiuti il prossimo 5 novembre) si è arreso ad una grave malattia che negli ultimi giorni lo aveva portato a dire basta. Vincenzo D'Amico, "O'Rey" di Piazza Roma, amava Latina e la "sua" Lazio più di ogni altra cosa. Una città, il comune capoluogo, che non ha mai rinnegato, nemmeno quando dal campetto in pozzolana all'Oratorio Salesiano dove dal ‘64 al ‘69 ha indossato la maglia del Cos Latina, spiccò il volo prima verso l'Almas e poi la Lazio. Il biancoceleste tatuato sulla pelle ininterrottamente dal 1971 al 1986 con la breve parentesi al Torino, stagione ‘80-‘81. Un trasferimento sofferto, condito dalle lacrime sotto la vecchia e storica sede di via Col di Lana: con quei soldi, la Lazio, si salvò dal fallimento. Dopo un anno, però, volle tornare, perché la Lazio era un qualcosa della quale non poteva fare a meno. Il 6 giugno scorso qualcuno, sulla sua pagina Facebook, ha ricordato al mondo intero quanta "Lazialità" era figlia di questo grandissimo artista del pallone. La "sua" Lazio la salvò dal baratro della serie C in almeno due circostanze. In quel Lazio-Catanzaro del 1980, guidando quel che restava di una squadra sconvolta dal primo calcio scommesse della storia del calcio italiano ed il 6 giugno del 1982, in quel Lazio-Varese, dove i suoi tre gol ribaltarono i lombardi di Fascetti. Una tripletta utile a conquistare una salvezza che sembrava quasi utopia dopo i primi 20 minuti di quell'ultima partita casalinga in quella disgraziata stagione. Prim'ancora, a meno di vent'anni, nel contesto di una squadra divisa in clan, D'Amico mantenne una posizione neutrale sotto la diretta tutela di Maestrelli e del capitano Giuseppe Wilson. Alla sua prima stagione completa tra i titolari, 27 presenze con due reti (tra cui una nel derby di ritorno, contro la Roma); vince lo scudetto e viene premiato come miglior giovane del campionato.
Il rapporto con la "sua" Latina è sempre stato molto profondo. Dal 2007 al 2009 guidò la rinascita del calcio nella sua città natale ricoprendo l'incarico di presidente della Virtus Latina. Incarico che lasciò nel 2009, con la fusione delle due compagini latinensi, che portarono alla nascita del Latina
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