Cerca

Tennis, l'intervista

La seconda vita agonistica del pontino Giulio Zeppieri

L'operazione al polso, un lontano ricordo: "In Australia mi son sentito di nuovo competitivo"

Emozioni australiane, vissute dall’altra parte del mondo, lì dove tutto è meravigliosamente colorato, dove “Melbourne Park” può davvero diventare un luogo incantato, il luna park della speranza. Un po’ come le fiabe raccontate in età scolare dalla nonna, utili a farti dormire sonni tranquilli. Questa volta, pronti via, il nostro Giulio Zeppieri si è ritrovato in un amen sull’aereo che lo riportava in Italia, ma è stato importante esserci, tornare nuovamente a respirare l’aria di casa, quella dei grandi tornei, cibarsi di quella sana adrenalina che per mesi era finita nel dimenticatoio di ricordi sbiaditi e, crediamo, anche mal digeribili.
«E’ stato bello tornare in campo a Melbourne. Ho vissuto emozioni forti, non vedevo l’ora di farlo».
Un’ora e trentanove minuti in campo cinque mesi dopo il delicato intervento al polso sinistro.
«Tornare è stata una grande emozione. Il tennis è la mia vita e in questi cinque mesi che mi hanno separato dal ritorno in campo, ho pensato a come sarebbe stato. Devo dire che, al di là di quello che è stato il risultato finale, sono davvero contento».
Il viaggio verso questo ritorno in campo non è stato facile, anche perché un conto è allenarsi ed un altro andare in campo a giocare un match con tutte le tensioni che ne conseguono.
«Tutto vero, l’incognita prima del match era proprio questa, capire se sarei stato in grado di tenere botta. Il polso ha retto bene e me la sono giocata nonostante, alla fine, i mesi lontano dai match e dai tornei, hanno finito per pesare. Sono partito dall’Italia che giocavo piano, a Melbourne ho dimostrato di poter essere competitivo e questo, per me, vale come e più di una vittoria».
La strada da percorrere è ancora molto lunga. L’Australia è stata soltanto il primo passo verso una nuova vita agonistica.
«Sì, è così. Quando sono partito dall’Italia, non vi nascondo che i dubbi erano ancora tanti. Il polso mi faceva male e, sinceramente, non sapevo se sarei potuto scendere in campo. Il fatto di averlo fatto e di essere stato, comunque, competitivo, mi riempie di gioia e mi fa guardare con ottimismo all’immediato futuro».
Cosa succederà ora?
«Mi allenerò un paio di settimane, poi ripartiremo a giocare dei Challenger per iniziare a ricostruire la classifica (ieri quella live parlava di 325, ndr)».
Tutto dipenderà, ovviamente, dalle condizioni del polso.
«L’Australia ci ha detto che sta bene, il mio augurio è che la situazione possa soltanto che migliorare. Il match contro Pasaro mi ha detto che posso essere competitivo, ora devo soltanto mettere partite nelle gambe e sperare che tutto vada nel migliore dei modi».
Germania e poi Tenerife le prossime tappe?
«Sì, vediamo dove riuscirò a giocare, perché all’inizio non vorrei utilizzare la classifica protetta che vorrei tenermi per i tornei più grandi. L’importante è che stia bene e che il polso non mi dia problemi».
L’Australia, da questo punto di vista, ti ha offerto delle utili indicazioni.
«Da quelle ripartiamo, perché il polso ha risposto alla grande, i dolori sono diminuiti e il fatto di essere stato, come detto, competitivo in campo, fa ovviamente ben sperare per gli impegni futuri. So perfettamente di essere all’inizio di un nuovo cammino, ma sento di avere la forza per ripartire alla grande».

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione