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Il caso

«Corso di estetista solo per femmine», scoppia la polemica

L’associazione Le Transatlantike denuncia il caso sui social, l’Istituto di Anzio accusato di escludere chi non rientra nei canoni di genere

«Corso di estetista solo per femmine»,  scoppia la polemica

Un cartello affisso all’ingresso del piano superiore di un istituto professionale, una dicitura che non lascia spazio a dubbi – «Estetista solo femmine» – e la miccia si accende. Succede ad Anzio, dove la scelta della scuola di riservare l’accesso ai corsi da estetista esclusivamente alle ragazze “biologiche” ha innescato un’ondata di polemiche sui social, con accuse di discriminazione e un dibattito che promette di allargarsi ben oltre i confini cittadini. A rilanciare la vicenda è stata l’associazione Le Transatlantike, realtà emergente attiva sul fronte dei diritti delle persone trans, che sul proprio profilo Instagram ha pubblicato un video-denuncia, ripreso nella giornata di ieri anche dal portale di informazione Gay.it.

Secondo quanto raccontato dagli studenti, chi ha tentato di segnalare il problema ai docenti si sarebbe sentito opporre motivazioni legate alla privacy: «Ci sono solo i bagni per le ragazze», oppure «mentre fanno laboratorio si spogliano». Risposte che però, secondo gli attivisti, mancano il punto. «Non si affronta il nodo centrale: un’idea rigida e binaria del genere», spiegano nel video.

Il caso arriva in un momento già caldo sul fronte scuola–inclusione, dopo il recente emendamento presentato dalla Lega per limitare l’educazione sessuo–affettiva anche alle medie. «Questo episodio non colpisce solo noi persone trans, ma chiunque non rientri in ciò che la società considera una vera femmina», denunciano Le Transatlantike, puntando il dito contro la «visione stereotipata» dei ruoli. Il messaggio è chiaro: l’esclusione non riguarderebbe solo studenti transgender, ma tutte le persone che non performano un genere conforme. «Riconosce valore solo a chi si adatta ai modelli di uomo o donna, discriminando chi vive al di fuori degli stereotipi», si legge ancora. C’è poi il tema, non secondario, dell’orientamento professionale: «Escludere i ragazzi da questa professione rafforza l’idea che alcune occupazioni siano naturali solo per le donne. Ma cosa siamo, nel Medioevo?» chiosa l’associazione sul proprio account.

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