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Giudiziaria

Boi: «Davo fastidio, non avrei accettato nemmeno un incontro con chi voleva farmi tacere»

Processo Assedio, l'ex consigliere comunale interviene sulle intercettazioni dei sodali di Forniti che si lamentavano delle sue critiche e accessi agli atti su lavori e assunzioni

Boi: «Davo fastidio, non avrei accettato nemmeno un incontro con chi voleva farmi tacere»

«In qualità di presidente della Commissione Trasparenza e poi di ‘semplice’ consigliere di opposizione, stavo cercando di far luce su una serie di lavori e di assunzioni poco chiari, per questo davo fastidio e per questo qualcuno voleva farmi tacere. Davo fastidio, davano fastidio gli accessi agli atti che avevo presentato. Ho sempre creduto che la politica fosse impegno e ho sempre agito così». L’ex consigliere comunale, già presidente della Commissione Trasparenza Roberto Boi interviene a seguito di quanto emerso nel dibattimento del processo “Assedio” sulla criminalità apriliana. «Non c’è stato alcun accordo, non c’è stato nemmeno alcun contatto con i soggetti imputati o finiti nelle varie intercettazioni. Voglio sottolinearlo: volevano farmi tacere, non avrei mai accettato, non solo un accordo o un patto, ma nemmeno un incontro con questi soggetti. La persona che è stata intercettata a parlare con qualcuno degli indagati era un amico di vecchia data, un collega anche di partito, ma anche lui sapeva bene quale avrebbe potuto essere la mia reazione, per questo non ha mai tentato nemmeno un approccio in quel senso». Nelle intercettazioni infatti, un indagato parla con un vecchio amico di Boi, anche lui membro della Lega di allora, e quest’ultimo rassicura Antolini: «Se Roberto deve essere un cagnolino, io te lo faccio diventare un cagnolino». Se l’intermediario fosse riuscito a far tacere Boi, per quest’ultimo ci sarebbe stato un sostegno importante alle elezioni regionali. Ma poi l’intercessione non ci sarebbe mai stata.

Boi - tornando al ruolo in seno al Consiglio - la presidenza della Commissione Trasparenza che si portava dietro dalla Giunta precedente e che di prassi viene affidata alla compagine di opposizione in Consiglio comunale, decise di lasciarla lui stesso certificando la frattura interna al centrodestra di allora, e votando non il candidato Vulcano, ma quello di centrosinistra, Giusfredi. «Quella presunta offerta, fatta non a me - continua Boi - ma ad altri soggetti a cui si chiedeva di intervenire, come è ben noto, non ha mai avuto alcuna concretezza. Nessuno mi ha avvicinato, io alle regionali non mi sono candidato. Ho invece, e qui chiunque può anche andare a leggere le cronache di quegli anni, continuato a chiedere chiarimenti e a presentare esposti, anche sulla Progetto Ambiente e sullo spacchettamento di alcuni affidamenti e appalti. Vorrei che fosse ben chiaro. Non posso controllare cosa dice chi parla di me, sono però conscio e orgoglioso del mio agire da consigliere».


L’intercettazione in questione, tra Antolini, l’allora vice sindaco Principi e questo possibile intermediario, tale Fabrizio Enderle, riserva anche altri spunti interessanti come un possibile scoop su una non meglio specificata, e possibile, inchiesta in corso: «Anche se non ti nego - dice Enderle - che tra una mesata ci danno lo scoop, ma di tutto, documentazione in mano, nei confronti del sindaco, potrebbe pure cascare il posto». Il tono è scherzoso e il vice sindaco di allora, Principi si lascia andare e ridendo dice: «Basta che non sono su di me cazzo». Era il novembre del 2018.

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