Lâultima volta che si sono seduti attorno a un tavolo per discutere delle questioni della Comunità montana era aprile e ci si pronunciava sul bilancio. Tappa inevitabile, questa, per portare avanti il lavoro di un ente che da molti è considerato un carrozzone dallâutilità discutibile. Prima di aprile, lâente non si riuniva in Consiglio dal novembre precedente. Insomma, da novembre a oggi, nellâarco di quasi un anno, la Comunità montana si è riunita in Consiglio la miseria di una volta. Forse non câè molto di cui parlare? Nulla di interessante su cui confrontarsi? Evidentemente no: la Comunità montana nasce e si tiene in vita, oltre che per tenere occupate poltrone politiche, per risolvere i piccoli e grandi problemi dei territori ad alta quota. Incendi boschivi, promozione turistica e tutela dellâambiente, giusto per citare alcune criticità su cui lâapporto della Comunità montana appare flebile, impalpabile.Â
La rappresentanza dei vari Comuni è evidentemente sminuita dalla difficoltà di incontrarsi e confrontarsi. Da Terracina, Monte San Biagio, Fondi, Lenola, Campodimele e Sperlonga i consiglieri montani non si vedono dalle parti di via del Mare a Lenola da chissà quanto. Sia chiaro, se è vero che lâente non si riunisce per responsabilità che evidentemente ricadono in primis sulla maggioranza del presidente Silvio Pietricola (di Fondi), è anche vero che dalla minoranza non è che si stiano sbracciando per tornare in Consiglio. Insomma, malcontento e lassismo appaiono diffusi. Su una cosa, comunque, si va dâaccordo, e cioè sul peso delle quote da versare nelle casse dellâente montano per far parte di un qualcosa che appare slegato dagli indirizzi politici dei Comuni di riferimento. Limitandosi, come sta accadendo, a elargire contributi qua e là e a fare normale amministrazione. Ad esempio, con i suoi 79 mila euro di quota annuale, cosa fa Terracina? Da Fondi arrivano 60 mila euro, da Sperlonga 6 mila e peggio va per Lenola e Monte San Biagio, che superano i 20 mila euro. Ma ne vale la pena? La domanda se la sono posta un poâ tutti. La giunta del sindaco Nicola Procaccini, a Terracina, ha votato un atto di indirizzo in Consiglio per chiedere lâimmediata fuoriuscita dallâente montano, anche se proprio terracinese è Augusto Andrea Basile, che ne è vicepresidente. Anche a Lenola tira aria di fuga. Si vedrà , intanto si paga e non ci si incontra. Che sarà mai, le poltrone non le tocca nessuno.Â