Il rischio è di trovarsi come lo scorso anno. Gli studenti scesero in piazza a protestare, comitati di genitori e personale dissero la loro e la politica si trovò in mezzo a un fuoco incrociato di polemiche e critiche. Su proposta del Comune di Fondi, la Provincia licenziò il piano di dimensionamento scolastico con l’accorpamento degli istituti superiori e la creazione di due macro-poli didattici, uno liceale e l’altro tecnico, entrambi dotati di autonomia. Stando alla nuova distribuzione, il liceo classico “Gobetti” avrebbe assorbito l’indirizzo scientifico attualmente aggregate all’Itis “Pacinotti”. Quel che restava dell’Itis sarebbe invece confluito nell’Ite “De Libero”. Per realizzare i due poli era stato previsto anche il trasferimento del liceo nell’attuale sede del “De Libero” in via San Magno; l’istituto tecnico invece avrebbe trovato casa nell’edificio del “Pacinotti” sull’Appia. Apriti cielo, con proteste e scambi di opinioni, anche dopo il primo tentativo di riconciliare tutti invertendo le sedi per motivi logistici. Nulla da fare: il piano di riordino degli istituti di scuola superiore non ha convinto.

Come finì il piano scuole è storia nota: dopo le insistenze, la Provincia chiese di stralciare le modifiche previste a Fondi e lasciò decidere alla Regione soltanto sulle novità introdotte per il resto del territorio. Ma i cambiamenti non erano stati cancellati, soltanto rimandati all’anno scolastico successivo. E proprio mentre dal Tar alcuni giorni fa è arrivata la pronuncia che ha respinto il ricorso del liceo “Gobetti” - il quale invece chiedeva l’applicazione delle modifiche introdotte dal piano originario, poi rimandate al prossimo anno - l’amministrazione del sindaco Salvatore De Meo si riunisce in commissione proprio per discutere di questo punto. 

L’orientamento appare essere quello dello scorso anno, con l’amministrazione indirizzata a proporre la realizzazione dei due poli didattici per ottimizzare spazi e risorse. Piano già contestato lo scorso anno e che, con tutta probabilità, finirà per essere messo sotto accusa anche adesso. A meno che non cambino i presupposti, il che comunque appare complicato. Giovedì 6 ottobre la commissione del presidente Paolo Rotunno è chiamata a riunirsi sull’argomento, accogliendo le linee guida della Regione Lazio. Il discorso riprenderà inevitabilmente da dove è stato interrotto, pochi mesi fa, con tutta la sua coda di polemiche e veleni.Â