L'evento
09.09.2024 - 16:30
Un’esperienza idilliaca tra natura, storia, arte e musica nell’incantevole paesaggio che abbraccia la vigna labirinto Limito, la più grande tra le uniche quattro al mondo. Voluta fortemente dall’azienda vinicola Carpineti, il cui progetto è durato 5 anni all’interno di un territorio incontaminato di 400 ettari tra Bassiano, Sermoneta e Sezze, dopo l’inaugurazione pubblica dello scorso giugno è stata ufficialmente celebrata con il primo evento musicale che ha visto l’altro ieri nel tardo pomeriggio in pedana il pianista Francesco Taskayali. All’ingresso del Parco dell’Antoniana il pubblico è stato accompagnato alla vigna con i mezzi aziendali lungo un percorso sterrato di 4 km fino a 500 metri di altezza, accolto dalla project manager Isabella Carpineti che ha evidenziato il connubio tra paesaggio e storia: “Tra questi sentieri passa un tratto della via Francigena, molti pellegrini stranieri sono tedeschi, come la famiglia di medici che 50 anni fa, sedotta dalla bellezza del posto, avrebbe voluto creare una casa di riposo per anziani, ma non se n’è poi fatto nulla. Da ricordare che Bassiano deriva il nome dall’imperatore romano Lucio Settimio Bassiano, meglio noto come Caracalla, che in questa zona ha edificato una villa”. Arrivato all’altopiano, l’inaspettato paesaggio mozzafiato con le dolci curvature dei monti, un laghetto e le suggestive ondulazioni labirintiche della vigna coltivata a bellone, abbuoto e nero buono ha deliziato gli occhi e l’olfatto del pubblico, che dopo la passeggiata all’interno dei 15 cerchi concentrici di filari con porte e trabocchetti, si è seduto tutt’intorno al pianoforte situato davanti all’altalena Otium, ideata dall’artista di Cori Alessio Pistilli, incorniciata in un grande cerchio metallico.
“L’opera d’arte segue idealmente - ha spiegato il direttore creativo Paolo Carpineti, ideatore di Limito - la sagoma dei due monti che si compenetrano nel territorio. Perdersi per ritrovarsi è il concetto alla base della vigna labirinto, un luogo peculiare per riflettere e socializzare”.
Madre di Latina e padre di Istanbul, sin da piccolo Francesco Taskayali ha viaggiato tra le due città e poi il talento l’ha portato in varie parti del mondo.
“È un evento intimo, condividiamo un viaggio - ha esordito il pianista - in questo posto magico e di arte”. Un concerto vibrante con i suoi brani più significativi riverberati nel meraviglioso tramonto, un percorso sentimentale ripercorrendo le istantanee emotive della giovinezza spensierata fino alla maturità umana ed artistica, temprata da momenti individuali e collettivi di dolorosa partecipazione dove il pubblico si è potuto confrontare e ritrovare nella propria interiorità. Note iniziali lente e delicate alternate a veloci e intense vibrazioni, un cromatismo di malinconica temperie dalla profonda gioia emotiva. Dai primi tre brani composti a Latina (il primo a 13 anni “a casa di mamma”, il secondo ‘Mare di dicembre’ scritto sul litorale pontino a 18 anni), si è passati ‘A Giulia’ scritto durante la residenza artistica a Ventotene in pieno covid (nella casa del sindaco che ha ospitato Ursula Hirschmann, la moglie di Altiero Spinelli), a Piazza Maidan in Ucraina durante la guerra in Crimea, a Piazza Taksim ad Istanbul. Il momento più toccante con l’esecuzione del brano ‘Lo sbarco’ dedicato al 15enne Abu, naufrago nella nave quarantena a Lampedusa (dove il pianista è stato volontario della Croce Rossa), fatto sbarcare a Palermo e morto 5 giorni dopo per mancanza di posti in terapia intensiva. “Lo suonerò tra qualche giorno a Palermo alle 6 del mattino, al porticciolo di Sant’Erasmo, per il Piano City Festival di cui sono il nuovo direttore artistico”.
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