Qualche giorno di relax fra le spiagge Sabaudia e il Circeo per il senatore Matteo Salvini. A dimostrarlo anche i numerosi selfie e scatti pubblicati sui social dal segretario della Lega. E domenica sera l'ex ministro dell'Interno, in visita nel centro storico di San Felice, ha cenato nella trattoria "Vigna La Corte". A gestirla, Mounir Chaouch, di origini tunisine ma di recente diventato cittadino italiano e ormai sanfeliciano doc. A firmargli la cittadinanza, lo scorso anno, proprio Matteo Salvini quando era a capo del Viminale.


«Il fatto che Matteo Salvini sia venuto a cena proprio da me – dice emozionato Mounir - è dimostrazione del fatto che non ha pregiudizi nei confronti delle persone straniere. Non è un razzista come dicono in molti. È stato qui, ha parlato con me, con i miei figli che sono nati in Italia e ormai, come me e mia moglie, sono italiani a tutti gli effetti. È una coincidenza, ma è stato proprio Matteo Salvini a firmare il decreto di concessione della cittadinanza per noi».


Mounir è arrivato in Italia quasi vent'anni fa, come ci racconta. Dapprima da clandestino, poi rientrato nella sanatoria del 2002 e infine, una volta ottenuti tutti i requisiti, diventato cittadino italiano. Ha lavorato prima come lavapiatti, poi come aiuto cuoco e cuoco e poi ha deciso di aprire il suo ristorante nel cuore del centro storico di San Felice, a due passi dal belvedere di Vigna La Corte che dà il nome al suo locale.
«Per me è stata una visita davvero importante. Non ho nessun interesse politico nel dirlo, ma per il mio trascorso sono stato onorato dalla visita di Salvini. Ho visto una persona molto umile e gentile, diversa da come spesso viene mostrata in televisione.

Salvini ha voluto visitare la cucina, si è informato sui prodotti locali che serviamo, in primo luogo il pescato del posto che poi ha voluto assaggiare: polpi del Circeo, alici e una bella orata. Ci ha fatto anche i complimenti. Non mi è sembrato di sicuro una persona con pregiudizi. Anzi, ha sottolineato di essere favorevole alle persone che arrivano in modo regolare sul territorio e che qui lavorano in modo lecito. Ben vengano le persone perbene. E anche io la penso così, perché si devono rispettare le regole del paese, senza nessuna eccezione».