L'intervista
15.07.2023 - 22:30
Una lupa nel Parco Nazionale del Circeo - foto: Guido Alari
Si chiamano Circe e Ulisse, sono due lupi e vivono insieme ai loro figli nel Parco Nazionale del Circeo. A raccontare questa storia frutto di cinque anni di studio e tanta passione è Guido Alari che dal 2019 letteralmente segue le tracce dei lupi all'interno del Parco. Questo importante lavoro di ricerca si è tradotto in un libro - "Circe ed Ulisse - due lupi sulle tracce della Maga" - che verrà presentato a Sabaudia il prossimo 20 luglio a partire dalle 19 presso il Labnet Lazio che si trova all'interno del Museo del Mare e della Costa Marcello Zei. Un lavoro patrocinato dal Parco Nazionale del Circeo, dalla Pro Loco di Sabaudia, consigliato dal WWF Italia ed edito dall'Istituto Pangea. Abbiamo incontrato l'autore, Guido Alari 30 anni biologo, con una lunga esperienza in diversi parchi d'Italia pe saperne di più.
Da mesi la presenza del lupo è testimoniata da video e foto, ma quando è stata scoperta la prima traccia?
«La scoperta del lupo è stata piuttosto casuale e collegata al ritrovamento niente di meno che di un escremento. Ho iniziato subito a fare delle ricerche utilizzando telecamere notturne e fototrappole, cercando nei canali in cui il terreno è sabbioso e dove quindi possono rimanere più tracce. Fino al primo avvistamento nel 2019». Stiamo parlando di un lupo maschio, ripreso per pochi secondi da una fotorappola che poi prenderà il nome di Ulisse e che solo nel 2020 sarà raggiunto da una lupa, Circe. Da loro inizia la storia dei lupi nel Parco Nazionale del Circeo. Dopo una prima attività "in solitudine" viene avviato un progetto di monitoraggio con i Carabinieri Forestali e l'Istituto di Ecologia Applicata. Le fototrappole vengono installate su tutto il territorio del Parco, dalla foresta al promontorio e anche a ridosso della duna da dove arriveranno non poche sorprese. Finito il progetto Guido Alari ha continuato a seguire il branco.
Quando hai incontrato per la prima volta Ulisse?
«Non è così facile osservare i lupi perchè si muovono essenzialmente di notte e cercano di evitare l'uomo. Casualmente, ho avuto la fortuna di incontrare e quindi di potere osservare dal vivo Ulisse solo nel 2022, quindi tre anni dopo il suo arrivo».
Quando parli del lupo in questo territorio che sentore hai? Perchè spesso si sentono notizie fuorvianti come quella che qui i lupi siano stati addirittura portati per ridurre la popolazione del daino.
«In Italia non c'è stato mai nessun progetto di reintroduzione del lupo. È una specie che riesce a spostarsi velocemente percorrendo anche molti chilometri, è una specie adattabile anche dal punto di vista dell'alimentazione. Nel Parco Nazionale del Circeo è arrivato dai Monti Lepini dove il lupo è presente da più di dieci anni e ha attraversato sia l'Appia che la Pontina che sono per lui le due vere barriere. Ma Circe e Ulisse ci sono riusciti e arrivati nel Parco hanno trovato una situazione favorevole perchè sono presenti molti daini e cinghiali e quindi hanno trovato un ambiente senza altri branchi ma ricco di prede».
Al momento il branco da quanti esemplari potrebbe essere composto?
«L'area del Parco del Circeo non è molto estesa, è un territorio che può essere occupato da un solo branco che può arrivare nel periodo autunnale con i nuovi nati dell'anno a un massimo 8, 10 individui che difendono attivamente il territorio e quindi non permettono ad altri lupi di entrare».
Per quale motivo hai deciso di scrivere questo libro oltre alle finalità scientifiche?
«Essenzialmente per spirito di divulgazione lavorando anche da anni nel campo dell'educazione ambientale. Il lupo è una specie emblematica e il mio intento è stato quello di arrivare a più persone possibile e portare le nozioni base sulla specie e sulla presenza nel Parco del Circeo perchè conoscere significa proteggere senza dare spazio a leggende e alle tante bugie che spesso si sentono su questa specie».
Con degli accorgimenti anche realtà come gli allevamenti possono convivere con il lupo?
«Assolutamente sì, ci sono altre regioni in cui convivono con il lupo da decenni come la Toscana e l'Abruzzo. È una convivenza possibile ma logicamente bisogna adattarsi, non è semplice ma avendo più informazioni su questa specie poi si possono affrontare le problematiche nel migliore dei modi. Il conflitto c'è e ci potrà essere ma ci sono ormai degli strumenti utili, dalle reti elettrificate ai cani da guardiania. Nel nostro territorio poi la fauna selvatica abbonda e non bisogna fare l'errore di abituare il lupo alla presenza dell'uomo. Anche gli Enti dovranno essere accanto agli allevatori partendo dall'informazione per una convivenza migliori. In generale sarebbe per tutti importante capire l'importanza di questa specie di cui non bisogna avere paura. Ci sono poi delle direttive del Parco che indicano come comportarsi nel caso si incontrasse un lupo quando si frequentano quelle aree in cui il lupo è presente».
Ci racconti un momento che ti ha particolarmente emozionato?
«Sicuramente i momenti più emozionanti per me, che li studio e li seguo, sono quelli degli incontri, quindi quando i lupi mi concedono di essere osservati. E penso a quando i cuccioli dell'anno abbandonano la tana e seguono i genitori. Il branco è sereno, tranquillo e nel suo habitat. Sono momenti che mi fanno capire che la natura è semplice, con i giusti comportamenti, basta poco per apprezzarne la bellezza».
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