Il fatto
14.08.2023 - 10:30
Ancora pochi giorni e cala il sipario su un'epoca. Qualcuno si domanderà: ma perchè ancora c'erano? Sì c'erano. Erano «parcheggiate», anche se non avevano ruote. Sono state ferme ma avevano una scia di romanticismo che fa amarcord della serie «Come eravamo». Faranno compagnia ai Jukebox. Che magia: inserivi una moneta e c'era la musica, nelle cabine mettevi il gettone e parlavi con chi volevi. Poteva essere il mondo. Chi ha meno di 18 anni si è sempre chiesto cosa fossero e a cosa servissero. «Ma come? Ci sono i cellulari...». Sono le cabine telefoniche che anche a Latina e in altri centri della provincia, da Aprilia a Terracina, a breve saranno smantellate. Andranno in pensione. Prossima fermata: il macero ma non è detta l'ultima.
Prima i gettoni, poi le monete per chiamare e infine le schede telefoniche hanno riempito le giornate di migliaia di persone. Hanno coltivato amori a distanza e non solo, amicizie, rapporti di lavoro. Cose belle e brutte. Era un'altra vita. Non c'erano cellulari, WhattsApp, non era un'idea. Da quando negli anni Novanta sono entrati sulla scena i telefonini, nella storia della comunicazione c'è una prima e un dopo per le gloriose cabine. A Latina quelle che restano sono poche. Eccone alcune che a breve saluteranno: quella di via Emanuele Filiberto, a due passi dalle Poste centrali, due in piazza del Popolo a poca distanza l'una dall'altra (una dove un tempo c'era l'edicola e l'altra sotto l'Intendenza di Finanza). E poi un'altra sul marciapiede tra piazza Buozzi e viale Mazzini. In Italia le prime cabine telefoniche risalgono agli anni 50.
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