Il commento
10.09.2023 - 13:50
Mentre in Comune a Latina preparano il dossier della città ideale da presentare al Ministero per la candidatura di Latina a capitale della cultura 2026 c'è una città reale che parla per immagini. Strade invase dall'immondizia, quelle più nascoste alla vista straripanti di sacchetti, buste di rifiuti sparpagliati, oggetti casalinghi abbandonati e diventati un arredo surreale da marciapiede, quelle più visibili meno disastrate, ma ugualmente indecorose tra cassoni strapieni e odori nauseabondi.
Mentre negli uffici si teorizza la città degli asset, e si accarezza l'idea di dare un imprinting di marketing alla nostra architettura e alle nostre imprese, per le strade si passeggia tra i rifiuti e si scaricano rifiuti, a tutte le ore, senza controlli e senza sanzioni. In pieno centro alle ore 16 una cittadina infilava una sedia in un cassonetto, svuotato probabilmente da poche ore da Abc, incurante del fatto che non è quello è il posto, l'orario e il modo per farlo. Immagini decisamente forti unite a quelle dei primi roghi di rifiuti abbandonati che, al di là dei problemi per il blocco temporaneo di Rida, rappresentano ormai lo scenario abituale che fa da sfondo alla quotidianità dei cittadini di Latina. Nessun altra città della provincia, che pure sta risentendo del problema di non poter scaricare l'indifferenziato, è in queste condizioni. E probabilmente in nessun altra città c'è, in questo momento, tanto e tale disinteresse nell'assumere comportamenti di civiltà, unito alla percezione chiara di essere di fronte ad un problema che la politica non sa affrontare fino in fondo. Una situazione figlia di quanto è accaduto negli ultimi venti anni in tema di rifiuti, ma che non può e non deve essere il comodo alibi da sfoggiare per continuare su questa china. Oggi chi pensa alla città ideale racconta di un servizio che funziona e che produce introiti, premialità e vantaggi, chi vive la città reale osserva l'evidenza di una gestione traballante e precaria condotta a due velocità con più di mezzo territorio entrato a regime con il sistema porta a porta e quello che rimane ancora con i vecchi secchioni, reperti quasi archeologici, e che fa da discarica al resto della città. Questo tipo di gestione, incompleta e con ritardi enormi sul cronoprogramma sin dalla sua costituzione, sta producendo costi elevati, sociali ed economici, e in questi cento giorni di governo Celentano non ha fatto altro che aggravarsi senza soluzioni. Oggi siamo allo stesso punto di prima, un centro che annaspa in mezzo ai rifiuti, costi esorbitanti per l'indifferenziato, un Pef lievitato di dieci milioni, le bollette Tari pronte ad aumentare, la replica del solito film legato ai disagi nello smaltire i rifiuti destinati a Rida. Abc può diventare il maggiore problema economico e gestionale che oggi ha il Comune di Latina. E l'amministrazione Celentano ancora non ci ha detto come intende risolverlo.
Degrado, un male incurabile
Una volta la chiamavano qualità urbana, oggi si parla di decoro, con l'ex sindaco Coletta si era teorizzato il concetto di bellezza, che ha dato il nome anche ad un assessorato. Tanti modi per definire un ideale che non alberga in questa città. Noi preferiamo definirla semplice vivibilità. Una città è vivibile quando è fatta di luoghi decorosi e agibili dove pulizia, ordine, decoro sono la regola e non l'eccezione. Latina non è una città vivibile da molto tempo: marciapiedi dissestati o crepati e mai sistemati, aiuole incolte, potature non effettuate, strade sporche, arredi disastrati, la maggior parte dei parchi cittadini con giostre vandalizzate da tempo e non più sostituite, un litorale in stato di abbandono. E le parti di città più trascurate sono proprio quelle principali attorno al nucleo di fondazione che qualche turista potrebbe azzardarsi a percorrere per farsi un'idea di Latina. In tutta la zona ad alta densità di frequentazione è evidente quanto poco si abbia a cuore l'aspetto della città. Sapevamo quanto fosse difficile, perché conosciamo da dove veniamo, lavorare sui grandi temi, programmare una stagione per il teatro, rimettere a nuovo i musei, risolvere gli affidamenti per gli impianti sportivi, mettere mano ai buchi neri del centro come Palazzo Key o l'ex mercato Coperto, trovare insomma nuovi scenari per cambiare l'immagine del cuore della città. Ma quello che non riusciamo a comprendere è perché non si riesca ancora dopo tanto tempo a sopperire all'assenza di manutenzione e alla mancanza di decoro urbano per evitare che Latina mostri quello che fino ad oggi è stato il suo stato costante, una dequalificazione radicata e progressiva. Prima della città ideale da candidare a capitale della cultura 2026 vorremmo vivere in una città reale. E non nella capitale dell'immondizia e del degrado.
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