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Il caso

«Noi presi in giro sull'itticoltura»

Continua il dibattito sulle recenti scelte della Regione Lazio. Ecco cosa non va nel dossier di Barba di Giove e Articolo 1

«Noi presi in  giro sull'itticoltura»

Continua su fronti opposti il dibattito apertosi a seguito della alla recente approvazione da parte della Giunta regionale delle modifiche alla delibera del 19 febbraio 2010,su proposta dell' assessore all' ambiente Elena Palazzo, riguardanti lo spostamento degli impianti di acquacoltura tra Formia e Gaeta. Il provvedimento stabilisce che gli allevamenti di molluschi potranno rimanere all'interno del Golfo di Gaeta, mentre quelli di pesci dovranno essere spostati. Secondo il Pd si tratta di "un provvedimento capace di mettere in serio rischio il lavoro fatto in questi anni dalla Giunta di Centrosinistra che con l'approvazione della Carta Vocazionale dell'Acquacoltura aveva, dopo anni di incertezza, regolamentato il settore precludendo l'area all'interno del Golfo e definendo le sole aree off-shore idonee al rilascio di concessioni da parte dei Comuni." "Non abbiamo assolutamente fatto saltare la Carta.

Questa la replica dell' assessore all' Ambiente Elena Palazzo - Siamo anzi entrati di più nel merito, supportati da studi scientifici, per dire definitivamente cosa inquina e cosa no, dando quindi un contributo per fare chiarezza e indicare le linee su cui intervenire". Fine del confronto? Affatto."Che si arrivasse a modificare la delibera sull'area sensibile questo davvero non ce lo aspettavamo – esordiscono ora così nell' ultimo intervento in ordine di tempo Beniamino Gallinaro per l'associazione ecologista la "Barba di Giove" e Maria Rita Manzo per conto dell'associazione "Art uno Formia".La Giunta della Regione Lazio riesce a superare ogni immaginazione.

Al di là del suo contenuto che non condividiamo appare offensivo che si sia intervenuti su una delibera ormai storica e sulla cui esecuzione si sono spesi fiumi di parole , battaglie politiche ,convegni , ordini del giorno , interpellanze e quant'altro. Anni di impegno che hanno caratterizzato gran parte dell'area politica progressista e di sinistra e dell'ecologismo locale e regionale. Molti di noi ci hanno messo la faccia e brucia sentirsi schiaffeggiati da una proposta che ignora tutto ciò. Ci sentiamo presi in giro anche perché nella deliberazione approvata si cita, a supporto della decisione, la documentazione sicuramente già valutata per l'approvazione della carta vocazionale delle aree marine idonee agli impianti di molluschicoltura e piscicoltura. La carta vocazionale che ha individuato nel Golfo le aree di alta idoneità ove localizzare gli impianti di molluschicoltura.

Questa carta è una sorta di Piano Regolatore del mare con cui la Regione definisce le aree idonee per la localizzazione degli impianti. Quindi modificare la delibera sull'area sensibile serve a poco perché gli impianti in ogni caso devono spostarsi dove previsto dalla carta che non prevede alcun impianto all'interno del Golfo" Secondo Gallinaro e Manzo poi la delibera di modifica dell'area sensibile eliminando ogni divieto riferito alla molluschicoltura permetterebbe in futuro l'ampliamento degli stessi all'interno dell'area sensibile. "Quindi togliamo le vasche dei pesci e aggiungiamo filari di cozze, con buona pace degli operatori balneari di Vindicio. Scarichi, depuratori, attività agricole sono i fattori principali che incidono sulla salute del nostro mare e la delibera di istituzione dell'area sensibile del 2010 disegnava un percorso di intervento mai attuato. Ci saremmo aspettati che una proposta di modifica non si limitasse solo a cassare gli impianti di molluschicoltura ma delineasse un percorso"

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