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L'intervista

«Polo professionale distribuito, una buona idea»

Dimensionamento, il dirigente del San Benedetto sulla scelta di accorpare tre istituti: sfida complessa ma possibile

«Polo professionale distribuito, una buona idea»

Il piano di dimensionamento scolastico per l'anno 2024-2025, deciso e approvato dalla giunta regionale del Lazio, se è stato contestabile nel metodo, come sottolineato anche dal presidente della provincia Gerardo Stefanelli, potrebbe rappresentare in futuro una opportunità collocata al centro di un passaggio ben gestito con le giuste risorse e deleghe. E' la chiave di lettura diversa che offre il dirigente scolastico dell'istituto Agrario San Benedetto Ugo Vitti. Sarà lui il perno di questo cambiamento perché nell'accorpamento prenderà la guida anche dell'Einaudi Mattei affrontando la sfida di dover gestire tre istituti e 1300 studenti.
Dirigente Vitti, come affronterà questo passaggio?
Sicuramente mi hanno affidato un impegno di ulteriore complessità. Il San Benedetto è una scuola ma è anche un'azienda e vive già di per sé due realtà con all'interno quattro indirizzi che sono sicuramente in filiera, ma che vanno gestiti con esigenze diverse. Poi è l'unica scuola che ha una ITS Academy e come se non bastasse ospitiamo i laboratori dell'Arpa Lazio. Già questo denota la complessità che dobbiamo gestire a cui si aggiungono oggi due scuole che hanno le loro sedi che resteranno distinte.
Un primo punto fermo, dunque: le sedi resteranno al loro posto.
La norma già prevede che si faccia l'accorpamento senza riduzione di plessi. Oltretutto la provincia non aveva previsto spostamenti di laboratori e non credo che li preveda, tanto è vero che nella loro proposta non erano contemplati accorpamenti perché i costi dietro la costituzione di un unico plesso sono ingenti.
Dice che è una sfida complessa, come l'affronterà?
Puntando sull'istituto della delega che è fondamentale, vuol dire rendere il personale autonomo localmente ma anche far capire al territorio e al mondo del lavoro che in queste scuole nascono e crescono nuovi operatori: le aziende saranno ancora più coinvolte nella collaborazione con le scuole.
Oggi cosa si va a realizzare con questa azione deliberata dalla giunta regionale?
Si costituisce un polo tecnico professionale distribuito. La trovo una soluzione valida, il problema è gestirla localmente, ma ho fiducia che il nuovo contratto ci permetta di attuarla e avere delle figure delegate intermedie che si occupino di questi spazi che diventano succursali a tutti gli effetti del polo centrale. Ci vogliono delle figure di coordinamento previste dal nuovo contratto sia per la parte amministrativa che per quella didattica. In realtà la parte didattica l'ha già garantita il ministro mantenendo il semiesonero e l'esonero dei docenti incaricati referenti di sede, quindi mi aspetto che non ci saranno problemi, mentre la parte amministrativa dovrebbe garantirla il contratto.
Come sarà gestita la fase delle iscrizioni con questa novità?
Non cambia nulla, proseguiranno gli open day come previsti nei calendari di gennaio.
Tra le criticità segnalate dai sindacati c'è una logistica scomoda perché la segreteria sarà al San Benedetto.
Diciamo che oggi abbiamo la possibilità di interagire con le segreterie tramite posta elettronica, pec, telefoni, siamo nell'era telematica e non c'è più bisogno della presenza fisica come un tempo. Certo bisogna abituare gli addetti e le famiglie a interagire: già dalla scuola primaria ora le iscrizioni si fanno online e i dirigenti ricevono per appuntamenti. Per farla breve, non vedo grandi difficoltà.
Con l'accorpamento prevede un calo degli iscritti?
Non scordiamo che sono scuole professionali e che garantiscono il lavoro. Chi vuole lavorare avrà sempre questo percorso da compiere che fornisce le competenze necessarie alle aziende. Aziende che cercano moltissimo questi diplomati. L'ho appreso sin dalla mia esperienza come dirigente del Rosselli di Aprilia e all'epoca avviai un progetto in cui i ragazzi riuscivano a lavorare il sabato e la domenica con i contratti weekend che si utilizzano a livello universitario e che noi abbiamo sperimentato alle superiori. Si può fare e ci sono molte opportunità da cogliere e potenziare. Bisogna far capire la validità di questo percorso che rappresenta una base di partenza per il lavoro e che sviluppa una passione orientata al fare. Oggi molti studenti escono dal biennio demotivati e con scarsa fiducia in se stessi. Questo tipo di competenze pratiche invece sono proprio quelle che aiutano i ragazzi a sviluppare le loro potenzialità e ad aumentare la loro autostima: gli studenti al professionale arrivano al terzo e quarto anno contenti di quello che hanno imparato a fare.

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