Il dato
20.07.2024 - 09:30
Per capire che tempo fa nel mondo del lavoro nell’estate del 2024 sarebbe, forse, stata sufficiente l’analisi dei dati sul caporalato. Oppure leggere le domande del questionario che sta per essere consegnato ai lavoratori del settore turistico la prossima settimana.
Ma nel frattempo aiuta la riflessione quanto emerge dallo studio della Uil, a sua volta ricavato dai dati Eures. C’è stato un aumento delle cosiddette attivazioni contrattuali, in lieve crescita nel quinquennio di riferimento, di 527 unità rispetto al 2019. Ad aumentare però sono soltanto i contratti atipici, mentre i rapporti stabili precipitano. Questa in sintesi la fotografia che emerge per il territorio pontino nel 2023 dal dossier che la Uil del Lazio e l’Istituto di ricerca Eures hanno elaborato nell’ambito dell’Osservatorio regionale del precariato.
Nel 2023 i contratti di lavoro attivati in provincia sono stati 61.368 (erano 60.841 nel 2019). Ma considerando la dimensione qualitativa dei dati di flusso, si scopre che oltre 4 su 5 sono stati atipici (49.674 unità in valori assoluti). Soltanto 11.694 infatti quelli stabili, ovvero a tempo indeterminato e di apprendistato.
Per far emergere l’ormai strutturale tendenza alla precarizzazione del mercato del lavoro di Latina e provincia, il dossier analizza il quinquennio che va dal 2019 al 2023. E così la prospettiva dinamica che emerge ci dice che se nel 2019 i contratti a tempo indeterminato erano il 16 per cento del totale, dopo cinque anni rappresentano il 14,3 per cento. Mentre alcune forme atipiche incrementano il loro peso. Se scendono percentualmente i contratti a termine (dal 55,4% al 53,3%) e gli intermittenti (dal 4,5% al 3,5%), aumenta invece l’incidenza dei contratti stagionali dall’11,3% al 15,5% e i rapporti in somministrazione dal 7,7% all’8,7%. «Traducendo il tutto in valori assoluti – spiega Luigi Garullo, Segretario generale della Uil di Latina - ciò significa che se nel 2019 i contratti a tempo indeterminato attivati erano 9.738, nel 2023 sono diventati 8.759, quasi mille in meno. E se i rapporti stagionali attivati erano 6.854, lo scorso anno sono stati 9.509, 2.655 in più. Mentre i contatti in somministrazione sono cresciuti in un quinquennio di 635 unità, passando dagli iniziali 4.674 agli attuali 5.309». Di fatto risulta evidente come si vada assottigliando la quota di contratti definiti «stabili».
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