Longform
08.09.2024 - 19:30
Il 2025 sarà l’anno del Giubileo, il cui clou è a due passi da noi, a Roma. In provincia di Latina non siamo però preparati e nemmeno diamo l’impressione di pensarci troppo a organizzare il territorio per sfruttare l’arrivo di milioni di turisti. L’unico che qualche mese fa ha provato a mettere attorno allo stesso tavolo le varie istituzioni coinvolte è stato l’ex prefetto Maurizio Falco. Questo atteggiamento di silente attesa, di passività rispetto a tutto quel che può accadere sembra ormai essere la cifra di una sonnolenta classe dirigente che, a prescindere dal colore politico, amministra i 33 comuni della provincia. E lo stesso va detto delle varie associazioni d’impresa o categoria. Latina e la sua provincia sembrano come quello studente particolarmente dotato ma che non si applica, dietro al quale si dannano insegnanti volenterosi e genitori tormentati. Un territorio ricco di potenzialità, di prospettive, di menti geniali ma che non riesce mai a sollevarsi, a fare il passo decisivo, a crescere, a diventare grande.
BRETELLA E AUTOSTRADA
Ogni volta che si intraprende un viaggio partendo da uno dei comuni della provincia c’è la sensazione di infilarsi in un poema omerico. L’assenza di infrastrutture adeguate rende impervio ogni collegamento, sia esso su gomma, su ferro o su acqua (per via aerea entriamo nell’ambito onirico). La provincia di Latina nel corso degli anni ha visto passare progetti, sogni e arabe fenici che si sono dissolte tra il non fatto e l’impossibile. L’Autostrada per sostituire l’attuale via Pontina, una delle strade più pericolose d’Italia con un livello di incidenti, feriti e morti che ha pochi eguali, è ancora un miraggio. Da quasi trent’anni se ne parla, si passa da un progetto all’altro, ma ancora non si vede un cantiere. Abbiamo provato a capire a che punto siamo per la Roma-Latina e soprattutto per la Bretella tra Cisterna e Valmontone, che collegherebbe la provincia all’A1. I due progetti hanno sempre seguito un percorso parallelo, in quanto di fatto legati l’uno all’altro. L’ultimo aggiornamento disponibile è documentato dagli archivi della Camera dei Deputati alla data del 31 agosto 2023. Tra le carte del Parlamento si legge: «Nel mese di agosto 2022 è sottoscritto tra il MIT e la Regione Lazio l’accordo per l’avvio della revisione del progetto “Corridoio Intermodale Roma-Latina” anche a seguito del mutato contesto di riferimento rispetto a quello della procedura di gara nel 2011. Il MIT e la Regione Lazio condividono la permanenza dell’interesse alla realizzazione della progettazione e realizzazione del Corridoio Intermodale Roma-Latina, a sua volta suddiviso in due tratte, ovvero la tratta “A12 (Roma-Civitavecchia) - Roma (Tor de’ Cenci)” e la tratta “Roma (Tor de’ Cenci) - Latina nord (Borgo Piave)”, con la distinzione del tratto “Cisterna Valmontone”, per il quale in particolare si è già provveduto alla nomina del Commissario Straordinario, Ing. Antonio Mallamo. La project review redatta dal MIT e approvata dalla Regione Lazio ha introdotto una serie di modifiche tra le quali, per “la Cisterna-Valmontone” il declassamento da categoria A (autostrada), a categoria B (extraurbana principale), con conseguente eliminazione del pedaggio. L’intervento comprende anche le opere connesse SP Velletri-Cori, Tangenziale di Lariano. Per la Roma-Latina l’intervento comprende: la tratta autostrada km 5+400 A91-svincolo provvisorio area di servizio “Aprilia Nord”, la tratta da svincolo provvisorio area di servizio “Aprilia Nord” a Latina Borgo Piave e la viabilità di adduzione via dei Giardini. I rimanenti tratti stralciati, definiti come opere complementari sono confluiti in un finanziamento separato: Via Apriliana; Via di Foce Verde; Tangenziale di Latina; SR Ariana; Tangenziale di Labico».
La Regione Lazio, attraverso il suo presidente Francesco Rocca, ha deciso di effettuare una modifica al tracciato della Roma-Latina, allungandolo fino a Fondi così da dare al Mercato ortofrutticolo più grande d’Europa un collegamento diretto con l’autostrada. Lo stesso presidente Rocca, poco meno di un mese fa, ha spiegato lo stato dell’arte: «Non vogliamo più perdere tempo e se, come credo, ci arriveranno le risorse (dal governo, ndr) siamo pronti con i primi espropri e i primi 13 km che interessano il tratto da Tor de’ Cenci all'ingresso di Pomezia. Sulla Roma-Latina abbiamo le dita incrociate e spero che questa legislatura sia la volta buona, perché è una infrastruttura fondamentale a livello economico per tutte le nostre imprese. Il dialogo, sia con il Presidente Meloni che con il ministro delle Infrastrutture Salvini è serrato per trovare le risorse e far partire l’ultimo progetto che abbiamo presentato. Abbiamo già riperimetrato la strada per l’arrivo fino a Fondi, perché non si può pensare di non coinvolgere in una strada strategica come questa la città che ospita questo grande mercato ortofrutticolo. Questa progettazione è già pronta». Una conferma, in tal senso, arriva dall’amministratore di Astral, l’ingegner Antonio Mallamo. Astral è la società regionale che si occupa di infrastrutture e Mallamo, tra l’altro, è stato nominato commissario straordinario per la realizzazione della Bretella Cisterna Valmontone e per la Roma Latina. «Per l’autostrada stiamo aggiornando il progetto alla luce delle modifiche che ci sono state rispetto alle ultime cartografie che erano disponibili col precedente progetto» spiega Mallamo. «Inoltre il tracciato è stato esteso fino a Fondi, per permettere un collegamento veloce col mercato ortofrutticolo. Sui costi al momento non posso esprimermi perché ovviamente vanno riconsiderati alla luce dell’aggiornamento del tracciato». Molto meglio è la situazione rispetto alla Bretella tra Cisterna e Valmontone. Qui sono arrivati gli espropri, ci sono i fondi già stanziati per realizzarla e c’è un sano ottimismo anche da parte del commissario. «La Bretella è a buon punto – assicura l’ingegner Mallamo – A settembre completiamo il progetto esecutivo e abbiamo già provveduto con espropri nei territori di Aprilia e Cisterna. Contiamo nel 2025 di aver espletato la gara che potrà così dare il via ai lavori. Ritengo personalmente che la Bretella per questo territorio sia fondamentale, soprattutto per il collegamento merci col resto d’Italia. È importante tanto quanto la Roma-Latina». Il costo complessivo? «Abbiamo a disposizione circa 900 milioni di euro a fronte di una previsione complessiva che si aggira attorno al miliardo di euro. Ma è ovvio che ci aspettiamo dalla gara un ribasso e dunque minori costi di spesa. Ma le risorse per realizzarla ci sono e siamo avanti con l’iter».
Insomma, possiamo guardare il bicchiere mezzo pieno e auspicare di vedere presto i cantieri della Bretella. Quanto è utile e quanto può cambiare il territorio? Questo è difficile dirlo anche perché non va dimenticato che questo progetto, così come l’Autostrada tra Roma e Latina, trascinandosi da decenni, rischia di essere un cerotto su una ferita larga. Di certo però garantirebbe alla provincia di Latina quel collegamento con l’autostrada A1 che oggi manca. Nella migliore delle ipotesi ci si arriva andando a Frosinone attraverso l’altra arteria “maledetta”, la 156 dei Monti Lepini. Avere un collegamento che parte da Campoverde-Cisterna per arrivare all’imbocco dell’A1 a Valmontone significa ridurre e di molto i tempi del trasporto su gomma per le merci ma anche i viaggi di chi per lavoro deve spostarsi nelle regioni confinanti. Senza considerare quanto buono può essere questo collegamento nelle partenze per le vacanze. Insomma, la Bretella darebbe un primo segnale di uscita dall’isolamento in cui questa provincia si trova. E ridurrebbe i tempi di percorrenza anche tra Latina e Frosinone. Per percorrere 53 km che separano le due città, oggi ci vogliono 56 minuti, senza traffico. Non c’è bisogno di aggiungere altro.
PEDEMONTANA: QUALCOSA SI MUOVE
Se Bretella e Autostrada sono i progetti chiave per la mobilità del nord della provincia pontina, al sud da anni si attende la realizzazione della cosiddetta Pedemontana di Formia. Oggi, in questo senso, inizia a muoversi qualcosa, come spiega il sindaco di Formia Gianluca Taddeo: «Abbiamo fatto nell’ultimo anno due incontri con Anas e il parlamentino dei lavori pubblici. Nel corso di questi vertici sono stati valutati alcuni studi di fattibilità ed è stato scelto, tra tre diverse proposte, un tracciato per noi valido». Ora siamo nella fase delle osservazioni e il sindaco di Formia spiega che «una delle modifiche che stiamo proponendo è quella di rendere il tracciato più adatto a servire il nascente ospedale del Golfo. Ci stiamo muovendo in questo senso in collaborazione con la Provincia e col Comune di Gaeta, che a sua volta chiede di coinvolgere la zona industriale di Sant’Agostino». Insomma, in questo caso il bicchiere inizia ad essere mezzo pieno. C’è un moderato ottimismo. «Ovvio, siamo in una fase ancora di approfondimento, ma i segnali positivi ci sono. Del resto il nostro territorio, l’intera area del Golfo, ha necessità di avere migliori collegamenti viari con il resto della provincia e della Regione». Il tracciato della Pedemontana sarà comunque caratterizzato «da due corsie per senso di marcia e avrà un costo stimato complessivo di circa 350 milioni di euro» conclude il sindaco Taddeo.
IL TRENO CHE NON C’È
All’inizio del pezzo parlavamo del Giubileo. Sono previsti milioni di pellegrini nel 2025 a Roma e le province limitrofe potranno beneficiare di visitatori che cercano alloggi ma anche altre bellezze da visitare. Ma immaginiamo ora di essere un turista che arriva a Roma con l’aereo e vuole andare a visitare Latina o altre città del territorio pontino. Come ci arriva? In treno, direte voi. Certo, impiegando un’ora e 26 minuti solo per arrivare nel capoluogo. Se poi volesse andare a Terracina, Formia, Gaeta dovrebbe affidarsi ai Santi. Quale turista sarebbe pronto a sobbarcarsi 2 o 3 ore di viaggio per andare e altrettante per tornare per visitare le bellezze del territorio pontino? Secondo noi nessuno. Il collegamento ferroviario tra la Capitale e il sud del Lazio è un altro nodo che andrebbe affrontato ma rispetto al quale nessuno pare prestare attenzione. Pensate che una stazione ferroviaria è chiusa da anni perché un masso è finito sulla ferrovia. Non fosse stato per l’ex prefetto che s’è attivato per trovare una soluzione, forse sarebbe ancora un problema del tipo “ci pensiamo poi”. La provincia pontina potrebbe vivere e prosperare di turismo, ma non ha le basi per farlo. E il gap infrastrutturale, oltre che a penalizzare le tante aziende che hanno investito e continuano a farlo sul territorio, rende difficile prosperare e creare ricchezza come invece è nelle potenzialità. L’ultimo documento della Regione Lazio sulla viabilità risale al 2020 e in questi mesi è in corso di aggiornamento. In quel documento si parlava del collegamento su ferro tra Formia e Gaeta che, «incluso il raccordo ferroviario con il Porto di Gaeta, permetterà, da un lato, il miglioramento della mobilità passeggeri nel litorale Sud, dall’altro, contribuirà allo sviluppo portuale e all’intermodalità offrendo un’alternativa al trasporto merci e passeggeri su strada». L’opera è importante per garantire un collegamento migliore a tutto il sud della provincia, in attesa dell’alta velocità che da queste latitudini sembra essere una chimera al momento. Nel bacino Litorale Sud è stata proposta anche la costruzione del collegamento Gaeta-Cassino mediante la realizzazione di una nuova tratta ferroviaria tra Minturno e Rocca d’Evandro in modo da favorire i collegamenti tra il bacino Litorale Sud e del basso Frusinate. Ma al momento non si hanno notizie di questo progetto e di che fine abbia fatto. Per quanto concerne poi l’area nord, lo snodo principale rimane quello di Aprilia-Campoleone, dove da tempo si parla della possibilità di un passaggio dell’alta velocità. La stazione ferroviaria di Campoleone rappresenta uno snodo fondamentale per il territorio dell’area nord, essendo in sostanza l’unico punto di passaggio per chi vuole raggiungere il capoluogo pontino e il sud della provincia, provenendo da Roma. E poi c’è la questione della stazione ferroviaria di Terracina, chiusa da quando un enorme masso è caduto dal monte Cucca finendo sui binari. Una situazione che s’è smossa qualche mese fa dopo l’interessamento, come dicevamo in apertura di questo approfondimento, da parte dell’ex prefetto Maurizio Falco. Quest’ultimo, intento a studiare i flussi turistici in arrivo nel Lazio per il Giubileo del 2025 ha voluto capire se fosse possibile riaprire uno snodo fondamentale come quello della linea ferroviaria Terracina-Fossanova. Lo scorso febbraio 15 febbraio, su richiesta del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, si è riunito un tavolo tecnico al ministero dei Trasporti per valutare la riapertura della linea ferroviaria Terracina- Priverno Fossanova. Insieme al sindaco di Terracina Francesco Giannetti erano presenti l’assessore ai Trasporti del Comune Sara Norcia, l’allora prefetto Maurizio Falco, il consigliere del Ministro Salvini, Davide Bordoni, una rappresentanza di Rfi (società che gestisce le reti ferroviarie italiane) e l’assessore regionale ai Trasporti Fabrizio Ghera.
Nel corso dell’incontro, Rfi ha dato la sua piena disponibilità alla riapertura della linea ferroviaria. Secondo gli accertamenti fatti, sarà necessario un investimento di circa 60 milioni di euro. Tutto questo previa la messa in sicurezza del Monte Cucca. In merito a questo intervento, secondo quanto emerso, saranno necessari 15 milioni di euro oltre ai 4 già disponibili. Al momento si stanno cercando le somme necessarie all’intervento di messa in sicurezza.
IL PORTO TRA LE NEBBIE
Dopo gomma e ferro, è il caso di fare una ricognizione anche attraverso il mare. Nella provincia di Latina ci sono diversi porti, turistici e commerciali. Ma quello più importante è senza dubbio quello di Gaeta. Si estende lungo la costa di Levante della città, a terra e a mare, da Punta Stendardo ai confini con il Comune di Formia per una superficie complessiva pari a circa mq 5 milioni, di cui circa mq 4,450 milioni di specchio acqueo e circa mq 550.000 di aree a terra.
All’interno sono ricompresi, oltre al porto commerciale, il pontile petrolifero, il porto pescherecci, la Base Nautica Flavio Gioia, le basi USA e della Marina Militare Italiana e la base navale della Guardia di Finanza. Il traffico complessivo di merci è pari a quasi 2 milioni di tonnellate annue, di cui 1,4 milioni di prodotti petroliferi e circa 600.000 di merci solide. Da anni si parla di uno sviluppo ulteriore dell’infrastruttura portuale ma ad oggi tutto appare fermo. Lo conferma il sindaco di Gaeta Cristian Leccese: «Tutto fermo da due anni. L’autorità portuale non ha presentato neanche un progetto a valere sul PNRR. Praticamente un porto completamente abbandonato. Stiamo perdendo chance importanti. Tra l’altro sono bloccati anche tutti i progetti di sviluppo delle imprese portuali. Un vero disastro» afferma con rammarico il primo cittadino. L’altro progetto di porto commerciale in provincia è invece da anni nel dimenticatoio: parliamo di Foce Verde a Latina. Un progetto che andrebbe in caso ripreso e rifatto da capo, considerate le mutate condizioni anche ambientali dell’area. Certo, considerato il precedente di Rio Martino, piccolo approdo sempre a Latina, che si insabbia con una facilità estrema, non c’è molto da sperare.
LO SCATTO CHE MANCA
Cambiare la narrazione è possibile ma serve una presa di coscienza comune su quanto sia importante per questo territorio avere uno scatto d’orgoglio che porti a migliorare con i collegamenti infrastrutturali anche la crescita economica ed occupazionale. E sarebbe anche opportuno un lavoro sinergico con la confinante provincia di Frosinone, troppo spesso vista come un competitor e raramente come un alleato. Lavorare insieme, fare lobbing, spingere i progetti che servono a rilanciare le imprese del Lazio sud deve diventare il centro dell’agenda politica. A tutti i costi.
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