Il caso
01.05.2025 - 13:00
Il problema è noto. Talmente noto che se ne parla continuamente.Eppure, tra sopralluoghi, proposte e promesse, la situazione resta sempre la stessa.
Parliamo di Rio Martino e Foce del Duca, dove l’insabbiamento ha messo in ginocchio non solo i diportisti, ma soprattutto i pescatori, che di mare ci vivono e che ormai in mare non riescono più ad andarci.
A che punto sono i progetti e i lavori, già finanziati dalla Regione e in parte anche avviati? Se lo chiedono in molti. Perché, al netto delle parole di conforto che ogni tanto arrivano da enti e istituzioni, il problema è ancora lì. Ed è reale.
La causa è nota: un cambio delle correnti provocato dalla nuova foce di Rio Martino, che ha alterato l’equilibrio tra laghi costieri e mare, favorendo l’accumulo di sabbia nel canale. Una dinamica certificata anche da studi tecnici, che hanno evidenziato errori progettuali gravi.
Nel frattempo i pescatori restano fermi, costretti a lasciare le barche al molo, senza neppure la possibilità di spostarle altrove. Una paralisi che colpisce anche le attività commerciali legate alla portualità: ormeggi inutilizzati, lavoro che si ferma, economia che si spegne.
E ora si avvicina un’altra stagione che rischia di svanire. Durante l’estate, si sa, i dragaggi non si fanno. Ma il problema non è solo stagionale: manca ancora un intervento strutturale. Quello annunciato, promesso, atteso. E che sarebbe dovuto arrivare anche grazie alla famosa “filiera di governo”. Una filiera che ha funzionato su molti fronti, ma che su porto canale e Foce del Duca continua a restare in affanno.
Il tempo degli appelli è finito. Anzi, è finito da un pezzo. Eppure le domande restano. La più semplice e urgente è anche la più dura: cosa bisogna fare per permettere ai pescatori di uscire di nuovo in barca e lavorare?
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