L'intervista
30.09.2025 - 18:30
Rachele Stefanelli
Solare, grintosa e ricca di talento: è Rachele Stefanelli, violista ventisettenne originaria di Gaeta e residente a Piacenza, dove ha costruito una solida formazione musicale. Laureata al conservatorio in violino, viola e musica da camera, è adesso in procinto di terminare un perfezionamento di viola ad Imola. La sua grande passione per la musica nasce da bambina: «I miei, entrambi, hanno suonato pianoforte, quindi, in famiglia c’è sempre stato l’amore per la musica». A sei anni ha iniziato a suonare partendo «con dei corsi propedeutici del conservatorio il sabato mattina, delle esperienze di gruppo nate per gioco».
Come mai proprio il violino?
«Mi piaceva, il sabato pomeriggio andava in onda su Rai 2 una trasmissione con un’orchestra e ricordo di aver detto ai miei: Voglio suonare il violino».
Oltre al violino suoni anche la viola...
«Si, infatti ho partecipato a Sanremo come violista. All’ottavo anno di conservatorio c’era un esame di viola, così ho iniziato a suonarla. Come strumento la viola è sempre più richiesta, poi anche fisicamente era più comodo per me e il tipo di repertorio mi piaceva; quindi, ho pensato di laurearmi anche in viola ed ora lo sento più mio come strumento».
Come coniuga vita privata, musica e studio?
«È dura, sono una persona molto dinamica e mi piace il mio lavoro proprio per questo. Invece, durante gli studi è stato più complicato; poi, finita la maturità mi sono concentrata su quello che volevo diventasse il mio lavoro».
Qual è il legame con Gaeta?
«Sono nata a Gaeta. Anche se non ci ho mai vissuto, la città è sempre stata una parte di me; tutta la mia famiglia è originaria del posto, abbiamo gli affetti qui e da piccola trascorrevo le estati al mare. Poi, quando mi capita di lavorare nei dintorni ne approfitto per andare in spiaggia e per stare con i nonni a cui sono molto legata».
Quali sono state le esperienze professionali più significative?
«Sicuramente l’ultima, Sanremo mi ha lasciato tanto».
Qual è stato l’effetto di salire su quel palco?
«È stato strano nel senso buono del termine perché siamo abituati a vedere il Festival da casa».
Quando gli amici le chiedono: “Com’è stare con i personaggi famosi”?
«Noi lavoriamo per loro, si crea un rapporto come di colleghi e alla fine diventa una cosa normale.
Com’è gestire il rapporto con la notorietà?
«Sono una persona molto alla mano, non ho mai pensato di montarmi la testa. Per me appunto è lavoro, lo faccio con passione rimanendo sempre con i piedi per terra».
Sogni per il futuro?
«Mi piacerebbe entrare stabilmente in teatro e magari nel Sud Italia, la mia città preferita è Napoli».
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