Momenti di grande commozione ieri mattina, a Roccagorga, per la commemorazione delle vittime e dei feriti dell'eccidio del 13 gennaio 1913. All'interno dell'area della Rifolta, nella piazza che oggi prende il nome proprio di quella data, di quel particolare momento storico per l'Italia che bagnò con il sangue una pacifica rivolta avvenuta a Roccagorga, la cittadinanza e gli amministratori hanno ricordato quell'evento che portò i Lepini all'attenzione delle cronache nazionali, con un giovane Benito Mussolini che dalle colonne del quotidiano socialista "L'Avanti" censurò l'atteggiamento dello Stato che aveva falciato a colpi di moschetto chi manifestava per un mondo migliore e migliori condizioni di vita: «Per noi rocchigiani - ha spiegato nel suo intervento il vice sindaco Mario Romanzi - il 6 gennaio non è mai una data come le altre. Nel 1913 morirono sotto il fuoco dell'esercito regio sette nostri concittadini tra cui una donna incinta e un bambino. I nostri concittadini chiedevano dignità e giustizia dinanzi a quel potere locale ancora a carattere feudale e cura per le precarie condizioni igienico-sanitarie nelle quali versava il paese. I fatti di Roccagorga del 6 gennaio 1913 a livello generale furono la conseguenza diretta delle difficoltà del governo borghese di garantire uno sviluppo economico omogeneo in tutta Italia. Un fallimento che nel centro-sud ebbe le proporzioni del disastro. Per la nostra giustizia non possiamo dimenticare e cancellare nulla».
Le celebrazioni, dopo la Messa e il corteo per le vie della città, hanno toccato il loro culmine con la deposizione di fiori e con la rievocazione storica dei fatti di 107 anni fa, con diversi interventi da parte degli amministratori.