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Giudiziaria

Duplice femminicidio, Sodano imputato a rischio

Domani inizia il processo, Tribunale blindato. Il pericolo arriva da Gennaro Amato, zio e cognato delle vittime

Duplice femminicidio, Sodano imputato a rischio

Poche altre volte si è celebrato un procedimento così difficile e delicato in Tribunale a Latina, con piazza Buozzi blindata. L’imputato sarà fatto entrare sotto un cordone di protezione per evitare che possa subire attentati o aggressioni. Parte così il processo per il duplice femminicidio di Nicoletta Zomparelli e Renèe Amato, madre e figlia uccise il 13 febbraio scorso nella loro casa di Cisterna dal maresciallo della Guardia di Finanza Christian Sodano. E’ lui l’uomo sotto protezione. E il «pericolo» arriva da una valutazione circa la possibile reazione della criminalità locale, poiché lo zio di Reneé e cognato di Nicoletta è uno dei personaggi più in vista in quel mondo. Si tratta di Gennaro Amato, coinvolto nel traffico di droga, conosciuto come pedina di caratura eccellente sia a Latina che fuori, inclusa la capitale. Visto il fatto efferato avvenuto nella villetta di Cisterna non si può escludere almeno un tentativo di vendetta privata, anche ove non richiesta. Comunque sia, sono state messe in atto misure di sorveglianza rigorose per l’arrivo di Sodano che, alla fine, potrebbe anche non essere presente in udienza. Per comprendere i timori sulla sicurezza dell’imputato è necessario ricostruire la biografia di Gennaro Amato: una delle inchieste recenti dei carabinieri di Latina lo vede inserito in una vasta rete di spaccio di stupefacenti; viene definito un uomo importante della criminalità; ha subito due attentati, uno a novembre del 1998, gambizzato all’interno della sua abitazione, un altro nel 2001. L’ultima volta che è stato arrestato per traffico di droga è venuto fuori dagli atti che era in grado di far valere la sua «autorevolezza» anche all’interno del carcere di Latina; venne intercettato nei giorni del suo ingresso nella casa circondariale di via Aspromonte mentre diceva ad un ispettore della penitenziaria: «Mettimi insieme a Contì». Alessandro Contì era stato arrestato a luglio del 2018 nell’ambito dell’operazione denominata «Family», collegata con un avvertimento gravissimo avvenuto nel maggio di quello stesso anno in danno della caserma dei carabinieri, contro cui vennero esplosi due colpi di pistola. I carabinieri di Cisterna allora stavano collaborando ad un’indagine della Procura di Roma sempre su un importante traffico di sostanze stupefacenti.
Allo stato è impossibile parlare di «ordini» per azioni contro Sodano ma lo stato di protezione predisposto indica che, forse, nemmeno è necessario dare ordini. Sodano può essere un bersaglio. La sua è la posizione di accusato di un delitto terribile, un fatto di cronaca che ha sconvolto la comunità di Cisterna pochi mesi fa. Lui, il maresciallo di Minturno, aveva cercato, su istanza dei difensori, anche lo sconto di pena, ma la richiesta di applicazione del rito abbreviato è stata respinta dal giudice Giuseppe Cario, vista la presenza di aggravanti come la premeditazione, i motivi abietti e i futili nell’azione delittuosa. Christian Sodano dunque potrebbe essere condannato alla pena dell’ergastolo. La Procura di Latina, per il tramite del sostituto Valerio De Luca, ha chiesto il giudizio immediato viste tutte le prove schiaccianti raccolte e la condotta del giovane di Minturno che adesso risponde di duplice omicidio volontario con premeditazione. Dopo aver ucciso le due donne Sodano era fuggito verso l’abitazione di un parente a Latina e lì è stato rintracciato e arrestato dagli agenti della squadra mobile. Domani sarà anche il giorno delle attività che preludono all’esame delle contestazioni, con la valutazione delle richieste di costituzione di parte civile. Oltre a quelle prevedibili dei familiari delle vittime, è stata annunciata l’istanza a stare in giudizio anche del Comune di Cisterna, che ha dato mandato apposito all’avvocato Nicodemo Gentile, presidente dell’associazione «Penelope». Non è prevista per ora la richiesta analoga di associazioni che si battono contro la violenza sulle donne. Il processo è già diventato una delle vicende giudiziarie destinate a stare sotto i riflettori. La presidenza del Tribunale, in seguito alla presentazione di numerose richieste di accredito di diverse testate, anche nazionali, ha autorizzato l’accesso di fotografi e operatori nell’atrio d’udienza della Corte d’Assise, mentre riprese e foto in aula saranno possibili solo su parere favorevole della difesa.

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