Durante il lockdown i Carabinieri del Nucleo Antisofisticazione e Sanità hanno promosso una capillare attività di vigilanza, volta a monitorare la vendita dei dispositivi di protezione individuale, con l'obiettivo di verificare l'autenticità dei prodotti in vendita e, al tempo stesso, contrastare eventuali tentativi di speculazione sui prezzi. È emersa la lealtà dei farmacisti della provincia di Latina, ma anche la frode che hanno subito: i militari diretti dal capitano Felice Egidio hanno scoperto infatti che un fornitore aveva messo in commercio mascherine spacciate per chirurgiche, ma prive della necessaria omologazione.
L'indagine avviata dopo questa scoperta, ha portato alla denuncia dei due promotori della frode in commercio, un produttore campano e un grossista del Sudpontino che aveva fatto da tramite con gli esercenti.
L'indagine promossa dai Carabinieri per la Tutela della Salute non ha prodotto sequestri, perché quando i militari hanno effettuato i primi controlli, com'è facile immaginare, il lotto di mascherine incriminato era andato esaurito nelle farmacie. Gli accertamenti sono stati svolti quindi sul fronte documentale, consentendo comunque di rilevare gravi irregolarità, commesse in danno di acquirenti e farmacisti stessi.
Quando il Nas di Latina ha iniziato ad avere a che fare con questa frode, gli uomini del capitano Felice Egidio hanno esteso i controlli a quante più farmacie possibili nel territorio provinciale. È emersa così una realtà pressoché uguale in tutti gli esercizi interessati: a fornire le mascherine ai farmacisti era stato un grossista del Sudpontino, che a sua volta si era rifornito presso un produttore campano. L'anomalia consiste nel fatto che le mascherine, presumibilmente realizzate in Italia, erano sprovviste della necessaria certificazione per la classificazione del prodotto come sanitario, eppure venivano commercializzate con scheda tecnica non corrispondente alla realtà: le protezioni facciali, infatti, venivano spacciate per mascherine chirurgiche, ma erano solo realizzate con le stesse fattezze.
Gli accertamenti hanno permesso di scoprire che il produttore campano le aveva vendute al prezzo di 3 euro l'una al grossista pontino, che a sua volta le aveva fornite alle farmacie al costo di 4,5 euro. Il prezzo al cliente finale oscillava tra i 5 e i 6 euro, quindi modico, ma viziato dalla grave irregolarità: fatto sta che l'intero lotto, 20.000 protezioni in tutto, era stato esaurito in poco tempo, vista la grande richiesta durante l'emergenza Coronavirus, ovviamente prima che il Governo decidesse di imporre il prezzo di 50 centesimi per mascherina.