Cinquanta cani custoditi all'interno di un appartamento a Santa Maria Infante sono stati prelevati e trasferiti in un canile di Gaeta. L'operazione si è svolta ieri mattina nella frazione collinare di Minturno. Lo sgombero, che era nell'aria da tempo ma rinviato solo per l'emergenza Covid-19, è stato condotto dalla Polizia Locale di Minturno e dai veterinari della Asl, che ieri mattina si sono presentati poco prima delle dieci davanti all'appartamento abitato da una sessantaduenne, che deteneva e custodiva questi cani, quasi tutti microchippati.

Gli agenti della Polizia Locale guidati dal comandante Antonio Di Nardo, coadiuvato dal collega Giuseppe D'Acunto, hanno sanzionato la signora, in quanto non c'erano le condizioni igienico sanitarie previste dalle normative vigenti e subito è iniziato il trasferimento degli animali all'interno di un veicolo, che è stato costretto a fare due viaggi, a causa del folto numero di esemplari che la donna aveva in casa. A tal proposito soltanto quattro ne sono stati lasciati alla signora, che tempo fa, fu denunciata dalla stessa Polizia Locale, in quanto non aveva ottemperato ad un'ordinanza comunale, che prevedeva lo sgombero dal suo appartamento dove erano custoditi tutti i cani.

L'ordinanza era stata emessa in seguito ad un controllo effettuato dalla Polizia Locale, Asl e ufficio igiene di Minturno, che avevano ravvisato la precaria situazione igienico- sanitaria esistente nell'alloggio e la presenza di un numero rilevante di cani. In verità la situazione era nel mirino delle autorità preposte da tempo, in quanto già l'estate scorsa c'era stata una raccolta di firme da parte di cittadini della frazione collinare di Minturno, che segnalavano l'anomala situazione che si stava verificando. L'esposto, nel quale si rimarcava le pessime condizioni igienico sanitarie in cui vivevano gli animali, venne inviato anche al delegato comunale alle frazioni, Rocco Pelle, sollecitato a segnalare all'Amministrazione la problematica, il quale, a sua volta, investì le autorità competenti. Dopo alcuni mesi l'intervento è stato completato, ma il ritardo è stato provocato dalla particolare procedura che doveva essere seguita e, soprattutto, per l'emergenza del coronavirus che ha fatto slittare una operazione che sarebbe avvenuta già qualche mese fa.