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Il fatto

Zona pub, sanzioni e polemiche. I gestori: "Noi lasciati soli"

Assembramento dentro e fuori i locali, scatta la chiusura per cinque giorni per due attività. «Neppure il presidio delle forze di polizia scongiura la ressa di giovani in strada»

Zona pub, sanzioni e polemiche. I gestori: "Noi lasciati soli"

Venerdì sera è arrivato il momento dei controlli per la zona dei pub, i primi dopo la riapertura post emergenza Coronavirus, ma la situazione ha preso una piega inaspettata, specie rispetto al contesto nel quale lavorano i locali. L'intervento della Polizia Amministrativa si è concluso infatti con sanzione e chiusura forzata, per cinque giorni, a carico di due attività, "Neghelli 11" e "Old Tom", che si sono viste contestare il mancato rispetto delle regole sul distanziamento, sia all'interno che nelle pertinenze esterne. Tutto questo in un contesto pressoche omogeneo tra le diverse attività, soprattutto in via Neghelli dove neppure il presidio delle forze dell'ordine riesce a evitare la ressa di giovani in strada nelle sere del fine settimana.

L'intervento della Questura ha generato non poche polemiche, nelle ore successive, tra gli addetti ai lavori, soprattutto per le premesse che avevano portato a una serie di misure di prevenzione, ad oggi inefficaci nei momenti critici, studiate proprio per aiutare i titolari dei pub a gestire il flusso dei clienti, evitando quanto è successo appunto venerdì sera. Dopo l'esposto del Comitato dei residenti che segnalavano appunto gli evidenti assembramenti nelle sere del fine settimana, è intervenuta la Polizia Amministrativa, col supporto della Polizia Scientifica, che ha documentato la situazione prima di emettere sanzioni, per 288 euro a ciascuno dei due locali controllati, e la chiusura provvisoria per cinque giorni.

«Non abbiamo voluto noi questa situazione, non ci stiamo ad essere i capri espiatori per una realtà che non riguarda solo questa zona della città - commenta Andrea Vitale, uno dei gestori del "Neghelli 11" - Molti di noi commercianti della zona pub eravamo disposti a non aprire dopo il lockdown, perché sapevamo che ci saremmo trovati a lavorare in un contesto ingestibile nelle sere del fine settimana. Abbiamo chiesto alle istituzioni di aiutarci, ma è assurdo che ci facciano chiudere se neppure le forze di polizia riescono a impedire che la strada sia affollata, e non ci riuscivano neppure l'altra sera mentre sanzionavano noi».

Dello stesso avviso Andrea Fanti, uno dei soci dell'Old Tom, che tra l'altro si sta rendendo promotore di una campagna su scala nazionale per risollevare commercio e turismo. «Se ho sbagliato mi assumo tutta la responsabilità - commenta Fanti - Certo è che non pensavo di sbagliare, vista la natura della zona pub, popolata di giovani che nel fine settimana si danno appuntamento e che si spostano da un locale all'altro in un percorso itinerante per una via centrale attraversando tutti i locali, non essendo un'area contingentata. Non siamo noi i controllori del traffico, è nostra natura far rispettare le regole dentro le nostre mura, sappiamo quanto danno sarebbe tornare al lockdown, ne abbiamo pagato le conseguenze sulle nostre spalle e continuiamo a farlo, dal 27 maggio stiamo cercando di reinventarci ed è dura, forse durissima. Non c'è un piano di sicurezza per la zona, se queste sono le condizioni allora sarebbe stato meglio non riaprire. Giovani imprenditori, lavoratori e proprietari delle mura sono in ginocchio, i prossimi assembramenti rischino di vederli a settembre, ma in piazza a manifestare quando le serrande delle attività saranno chiuse sine die».

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